IL CINEMA ITALIANO
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

IL CINEMA ITALIANO

Recessione economica: è una fase di rallentamento della crescita economica, causato da molteplici

LA COMMEDIA ALL'ITALIANA

Nel bene e nel male la commedia italiana è sempre stata la colonna vertebrale del cinema italiano. Il neorealismo è stato un momento magico ma è durato una sola stagione.
La commedia ha vestito parecchi abiti e di diverso colore: il "comico-sentimentale", dei "telefoni bianchi", durante gli ultimi anni del ventennio fascista; il "neorealismo rosa" negli anni Cinquanta; la "commedia retrò" negli anni Settanta; la commedia gestita da attori-autori "solisti" negli anni Ottanta. Tutte versioni di puro divertimento, cinema d'evasione. C'è stato però un periodo in cui la commedia è diventata commedia di costume e ha aperto le porte alla realtà. In genere, la sua data di nascita viene fatta risalire al 1958, con I soliti ignoti di Mario Monicelli. Il decennio di massimo splendore coincide con gli anni Sessanta. Il termine spregiativo "commedia all'italiana", è ispirato al titolo di uno dei migliori film del filone, Divorzio all'italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964) di Pietro Germi.

"Divorzio all'italiana"
di Pietro Germi del 1961

Alcuni degli attori più rappresentativi di questo periodo sono: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Monica Vitti e Claudia Cardinale. Lungo sarebbe l'elenco dei film che hanno reso popolare questo genere. Di Germi dobbiamo ricordare ancora Sedotta e abbandonata, nonché Signore e signori, il suo film più feroce e graffiante. Del fondatore del genere, Monicelli: La grande guerra, I compagni, L'armata Brancaleone, Vogliamo i colonnelli, Romanzo popolare e Amici miei. Un borghese piccolo piccolo, il film che chiude la lunga stagione, è la storia di un impiegato ministeriale, incaricato di mandare avanti pratiche pensionistiche, che perde il figlio proprio il giorno in cui questi si reca a sostenere l'esame di ammissione allo stesso ministero del padre, vittima accidentale di una rapina a mano armata. Il padre individua l'assassino e invece di denunciarlo alla polizia, lo sequestra e attende la sua morte. Sordi, nel ruolo del protagonista, scoppia in singhiozzi come se la vittima avesse preso il posto del figlio. Il sorpasso (1961) di Dino Risi è un altro film del genere. Questo film respira, come nessun altro, l'aria del tempo in cui è stato realizzato: la stagione del boom economico, esaltante e inquietante ad un tempo. Storia di una gita di ferragosto in macchina, improvvisata da un avventuriero, che vive alla giornata e che si trascina dietro un riluttante ed introverso studente universitario, Il sorpasso arricchisce la commedia di costume con un finale drammatico quasi a previsione della prossima fine di quella stagione di spensieratezza e benessere che l'Italia stava vivendo. Di Dino Risi, oltre a Il sorpasso, Una vita difficile, I mostri, Il gaucho, In nome del popolo italiano, Mordi e fuggi, Profumo di donna.

Di pari passo con la commedia, si delinea, ad opera di due giovani registi, Federico Fellini e Michelangelo Antonioni, una nuova scuola, che cercava di superare il neorealismo, inaugurando un nuovo modo di comunicare impressioni ed emozioni sul dramma della solitudine umana, con schemi narrativi nuovi ed originali. Appartengono alla produzione di questi due registi opere significative come La strada (Fellini, 1954), Il bidone (Fellini, 1955), Le amiche (Antonioni, 1955), Le notti di Cabiria (Fellini, 1956), Il grido (Antonioni, 1957), La dolce vita (Fellini, 1959), fino ad arrivare alla trilogia di Antonioni sui problemi dell'alienazione L'avventura (1960), La notte (1960), L'eclissi (1961) e ai complessi chiaroscuri psicologici di Otto e mezzo (Fellini, 1961) Giulietta degli spiriti (Fellini, 1965).
Sulla scia di questi maestri dell'introspezione, il cinema italiano ebbe un risveglio, da un lato ci sono le opere di nuovi registi di ingegno come F. Rosi(La sfida, 1958; Salvatore Giuliano, 1961), A. Pietrangeli (Io la conoscevo bene, 1965), che si ispirarono alla nuda cronaca, e come Valerio Zurlini che trasse temi dalla letteratura (Cronaca familiare, 1962), o come G. Pontecorvo, preoccupato di descrivere le nuove realtà politico - sociali (La battaglia di Algeri, 1966), dall'altro i registi più anziani seppero rinverdire i passati successi (Visconti, Rocco e i suoi fratelli, 1960; Il Gattopardo, 1962; De Sica, Ieri oggi e domani , 1963).

Rocco e i suoi fratelli" di
Luchino Visconti, 1960

Un caso a se deve essere considerato Pier Paolo Pasolini, passato con successo dalla letteratura al cinema, nel quale ha portato vaghi echi di istanze sociali e religiose (Accattone, 1961; Il Vangelo secondo Matteo, 1964 e Uccellacci e uccellini, 1966).

 

 


 

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