IL CINEMA ITALIANO
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

IL CINEMA ITALIANO

Recessione economica: è una fase di rallentamento della crescita economica, causato da molteplici fattori: alto

IL NEOREALISMO

Il periodo della Seconda Guerra Mondiale fu determinante per il cinema italiano , perché cominciò a delinearsi, in film come Uomini sul fondo (1941) di De Robertis, e Quattro passi fra le nuvole (1942) di Blasetti, il neorealismo.
Nel secondo dopoguerra, l'agognata libertà d'espressione dopo vent'anni di dittatura fascista, la simultanea maturità di alcuni cineasti geniali, la scarsità di mezzi e la necessità di girare per le strade, dato che gli studi di Cinecittà erano occupati dai profughi, furono tra gli elementi che diedero l'impulso al definitivo sviluppo del cinema italiano neorealista.
Il cinema neorealista non svolse solo il compito di aprire una finestra sulla realtà, di denunciare senza retorica i mali che affliggevano il nostro Paese, di raccontare con l'occhio del cronista la guerra, l'occupazione, la lotta partigiana e la liberazione. La sua funzione più importante fu di accogliere l'imprevisto, il minimo dettaglio, di riuscire a coniugare alle volte il tempo filmico con quello reale, dando la dovuta importanza a tutti gli atti dell'uomo.
Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini (con Federico Fellini e Amidei come sceneggiatori), presentando Roma sotto il tallone nazista, inaugurò la stagione neorealista, in modo definitivo lanciando Anna Magnani, che si rivelò attrice di bravura fuori dal comune.
Se Roma città aperta fu il film che aprì al cinema italiano nuovi orizzonti tematici, narrativi e stilistici, pur conservando alcune convenzioni del cinema precedente, in Paisà, realizzato l'anno successivo (sempre con Fellini e Amidei come sceneggiatori), la rottura col passato fu radicale. I sei episodi che lo compongono, descrivono, infatti, l'avanzata alleata dallo sbarco in Sicilia alle foci del Po, illustrando il rapporto tra la popolazione locale e le truppe alleate.

Paisà di Roberto Rossellini
(1946) (1932)
 

Il 1946 vide anche il successo di Sciuscià di Vittorio De Sica, un racconto strutturato con eccezionale equilibrio, sui lustrascarpe nella Napoli del dopoguerra, mentre nella Berlino distrutta dalla guerra, un bambino avvelena il padre e poi si uccide in Germania anno zero (1947) di Roberto Rossellini. Nel 1948, viene girato Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, che racconta la triste domenica di un attacchino romano, alla vana ricerca della bicicletta che gli hanno rubato: il suo indispensabile strumento di lavoro. Dramma della disoccupazione dunque? No: qualcosa di più profondo. Ladri di biciclette è il dramma della solitudine e della presa di coscienza di questa solitudine: padre e figlio, alla fine, si rendono conto di essere soli e di poter contare unicamente su sé stessi e sulle loro forze. Sempre nello stesso anno viene girato La terra trema, di Luchino Visconti sulla traccia de i I Malavoglia Giovanni Verga. In Bellissima (Visconti 1951) Anna Magnani è la popolana stregata dal cinema, intestardita a fare della figlioletta una diva; Umberto D. (1952) di Vittorio De Sica è il punto d'arrivo del cinema neorealista, quasi un racconto kafkiano, in cui la solitudine del protagonista, che ha come unico compagno un cane, fa da filo conduttore ad una serie di spaccati di vita quotidiana che mostrano chiaramente quanto fosse difficile vivere nel dopoguerra.
Dopo questi splendidi saggi di bravura, il cinema neorealista sembrò perdere mordente, e diventare meno fulgido e impegnato, con Pane, amore e gelosia (Luigi Comencini, 1954), Gli innamorati (Bolognini, 1955), Il segno di Venere (Risi, 1955) e La fortuna di essere donna (Blasetti, 1956), si parlò di "neorealismo rosa", al quale però la critica, in controtendenza con il pubblico mostrò di preferire il genere documentaristico, come l'esotico Magia verde (Napolitano e Bonzi, 1953).

 

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