La foto di mio figlio
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

La foto di mio figlio

La foto di mio figlio Adoperare foto in terapia ..non mi era mai successo.



Adoperare foto in terapia ..non mi era mai successo..eppure..
Sfoglio un vecchio album di foto, insieme a mia madre, con la motivazione " apparente" di trascorrere un po' di tempo, ma forse con l'altra più viva ed importante di comunicare un po' tra di noi, come ci è sempre molto difficile fare..
Lei, con gli occhi già lucidi, anticipatori delle emozioni che suppone di vivere tra pochi istanti, trae da una enorme busta rosa una serie di album:alcuni nuovi, altri molto meno
Comincia dal solito vecchio album dalla copertina scura e severa dove le foto sono in bianco e nero ed i protagonisti appaiono con quell'aria malinconica e struggente da "film muto" come chiusi nel loro sentire, non illuminati nell'aspetto e negli atteggiamenti da alcuna nota cromatica che ne farebbe intendere meglio i lineamenti e forse anche il pensiero.
Apre con una cura quasi religiosa un vecchio album ingiallito:le foto del suo matrimonio. quante volte mi ha identificato, nominandoli nel nome e nelle caratteristiche i suoi parenti.quante volte mi ha raccontato le stesse storie legate a questo o quello zio. quante volte io l'ho ascoltata incurisita ed attenta "partecipe" ricca di quella vera attenzione , quella non dedicata ai fatti per quello che sono ma per ciò che sanno trasmettere in sensazioni ed emozioni....ogni volta diverse..ogni volta, infatti, è diverso, ogni volta ella mi racconta "particolari" che aveva dimenticato la volta precedente o semplici sue riflessioni che mi dicono non di quello zio o di quel cugino ma , semplicemente di lei e della sua vita... tante cose..che io figlia distratta non sempre ho capito e che ora , forse perché madre e di conseguenza più "figlia"o forse perché non più ragazzina e di conseguenza meno attratta dalla irrefrenabile tutta giovanissima "fretta" (per andare dove, poi..) adesso ascolto senza parlare.. in silenzio..
Ad un certo punto un album più nuovo, di quelli con le fotografie incellofanate una ad una che si sfogliano girandolo di tanto in tanto perché non sempre appaiono nel "verso" giusto e costringono l'incauto "lettore" a pose atletiche degli occhi...
Le foto di una cerimonia svolta d'estate credo, me ne accorgo dagli abiti impettiti e mal sopportati degli ospiti.
Ad un certo punto, tra le tante, ne riconosco una, un brindisi.intorno ad un tavolo un ragazzo, il più alto della compagnia , con un calice maldestramente retto, colpa di una timidezza mal celata e proprio per questo ancora più imbranante.., un sorriso stentato appena accennato ..negli occhi tanta voglia di smettere al più presto questo supplizio "cinematografico"
Mio figlio.
Il mio ormai adolescente ragazzo che io nonostante i suoi quattordici anni continuo a chiamare,continuamente, ingiustamente,egoisticamente "bambino"
E' una di quelle foto delle comunioni dove tutti si annoiano ma fingono di sorridere davanti ad una colossale torta che viene voglia di mangiare solo ora che la guardiamo dalla foto.ma che al momento ci sembrava un' inutile perdita di tempo..vogliosi come al solito e come in tutte le cerimonie solo di tornare al più presto a casa.
Ha un' aria da ragazzo- bambino mai cresciuto completamente forse perché relegato in quel periodo della vita senza ruolo quale è quello dell'adolescenza
Indossa un sobrio completo blu scuro che gli da un'aria da impettito giovanotto di altri tempi..è il più alto tra i suoi cuginetti, più piccoli di età e di statura, più semplici e accesi nella loro prorompente vivacità non frenata da nessun pensiero che non sia la corsa in bicicletta o la partita del Napoli cui assistere per televisione..
Nel suo sguardo, invece, contorti,paurosi, esistenziali pensieri (che anche adesso rilevo pur attraverso le ombre lucide della carta patinata ) ..timidamente esposto agli occhi dell'obiettivo..inplacabile a fermare quella sua immagine .che egli per la solita opprimente timidezza che lo assilla vorrebbe sempre nascondere..
Come si nasconde, infatti, sempre, con la mano sugli occhi.. quando si osserva con severità tutta adolescenziale nello specchio , quasi infastidito, dicendo a me . che lo guardo incantata con l'orgoglio, tutto materno di chi ammira una sua creatura.."quanti foruncoli". tra la mia incredula e meravigliata espressione.."sei così bello"..gli dico.. ricavandone una risposta dubbiosa assolutamente inascoltata nella mia affermazione.. però..
Negli occhi i primi terribili, solo per lui, segreti dell'adolescenza..e non solo.
Quei "segreti" troppo segreti per essere detti o anche pensati liberamente, senza vergognarsene poi, anche per il solo fatto di averli pensati..
Quel sentire tutto chiuso e sottratto ad ogni sguardo indagatore che hanno i maschietti ai quali si è troppo detto , senza malizia, e senza pensare alle conseguenze del detto: "non piangere sei un uomo.i veri uomini non piangono".e che ora da quella foto traspare in tutta la sua complessità, evidentemente non adeguatamente nascosto o sottratto alla velocità dell'obiettivo.
Quella malinconia mista allo stupore per il provarla per cui ancor più struggente e fastidiosa Quell'increspare la fronte che si realizza in una precocissima ruga visibile solo in alcuni momenti o forse solo da me..che gli da una "cera" a volte furiosa ed incredula a tratti sospettosa ma solo per difendersi...
Quelle mani inopportunamente concentrate sul calice, piene di vita e di curiosità nervosa di chi deve ancora tanto scoprire ..come adoperarle e adoperarsi nel giusto e nel rispetto di sé..
Lo guardo con ammirazione e rispetto, con l'ansia di chi sa di sapere pensieri e possibilità ma di non poterli mai esprimere completamente per non frenare quegli impulsi e quella vitalità ancora implosiva da cui deriveranno quelle scelte, forse non sempre approvate da me, che la vita, nella sua durezza e omogeneità casuale gli presenterà.
Auguri Matteo

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