Dopo aver partecipato ai moti italiani del 1830-1831, pretese il trono di Francia e, falliti
due tentativi armati, fu imprigionato.
Nel 1846, fuggì e, dopo due anni, quando fu proclamata la Repubblica, divenne deputato alla
Costituente. Nello stesso anno fu eletto presidente della Repubblica e iniziò la restaurazione dell'impero.
Con un colpo di Stato, nel 1851, ottenne la presidenza decennale e, con quello del 1852, divenne
imperatore dei Francesi. Con lui, la Francia si portò alla testa dell'Europa, compiendo anche fortunate
spedizioni.
In politica interna, si ebbe un periodo di benessere: diede impulso all'attività economica, prese
provvedimenti in campo sociale, e avviò numerosi lavori pubblici.
In Italia, appoggiò il Risorgimento e, divenuto capo dello Stato, prese accordi con Cavour, partecipando
alla II Guerra di Indipendenza.
Gli interessi italiani, però, urtavano contro il potere temporale della Chiesa e Napoleone si schierò a
favore del papa, poiché, politicamente, era sostenuto dal partito clericale. Infatti, intervenne a Roma nel
1849, contro i nostri patrioti, e contro Garibaldi, a Mentana nel 1867. Dopo la guerra contro la Prussia,
che lo portò alla sconfitta di Sedan, cadeva prigioniero. In seguito, si stabilì in Inghilterra, dove morì a
Chislehurst.
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