L'emigrazione degli italiani durante il fascismo
societa
10 Ottobre 2009 amministratore

L'emigrazione degli italiani durante il fascismo

L'ascesa al potere di Mussolini, coincise con il clima di risentimento e di frustrazione che, in Italia, seguì le prime misure restrittive prese dal governo americano con l'Immigration Act del 1921.

L'ascesa al potere di Mussolini, coincise con il clima di risentimento e di frustrazione che, in Italia, seguì le prime misure restrittive prese dal governo americano con l'Immigration Act del 1921. All'emanazione del decreto, aveva indirettamente contribuito anche la politica italiana dell'immediato dopoguerra.

Molti dei provvedimenti, varati durante il periodo bellico per impedire la dispersione delle forze necessarie alla difesa del Paese, erano stati soppressi, e il governo, allarmato dagli scioperi e dalla crescente disoccupazione, aveva favorito, al massimo, l'emigrazione. Flussi altrettanto cospicui giungevano contemporaneamente negli Stati Uniti dall'Europa orientale (Russia, Austria, Romania), spinti, in alcuni casi, da ragioni politiche oltre che economiche.

Inevitabilmente, nel mondo del lavoro vennero ad acuirsi i già latenti conflitti dovuti alla concorrenzialità della manodopera straniera. Era inoltre comprensibile che il governo di Washington, preoccupato dalla percentuale sempre maggiore di stranieri, rispetto al naturale incremento della popolazione, decidesse di arginare un fenomeno, che minacciava seriamente l'omogeneità etnica della Federazione.

Come abbiamo visto, le immigrazioni più consistenti, si riferivano infatti a popoli di tradizione e cultura diverse da quella anglosassone, che aveva conferito alla nazione americana la sua naturale fisionomia.

Ragione non ultima di questo protezionismo demografico era il timore di un'infiltrazione di elementi "sovversivi", importatori delle idee e dell'influenza del radicalismo europeo.

L'Immigration Act del 1921, mirava comunque chiaramente a privilegiare le componenti etniche tradizionali. La quota di immigrati da ciascun Paese, non poteva infatti superare il 3 per cento del numero di cittadini di quello stesso Paese, già residente negli Stati Uniti. Inoltre con il pretesto, ampiamente confutabile, che i dati del censimento del 1920 non erano ancora definitivi; i contingenti venivano stabiliti in base al censimento del 1910, e cioè in data precedente rispetto ai grandi flussi immigratori provenienti dall'Europa Orientale e Meridionale.

 

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