ISTITUZIONI ITALIANE
L'EVOLUZIONE E LO SVILUPPO DELL'ORDINAMENTO ITALIANO La storia costituzionale dell'Italia unita affonda le sue radici nell'ordinamento del Regno di Sardegna.
L'EVOLUZIONE E LO SVILUPPO DELL'ORDINAMENTO ITALIANO
La storia costituzionale dell'Italia unita affonda le sue radici nell'ordinamento del Regno di Sardegna. Al momento dell'unificazione, infatti, Vittorio Emanuele II ha esteso al nuovo stato italiano la legge fondamentale del suo regno, lo Statuto Albertino.
Per comprendere l'assetto attuale dell'ordinamento
italiano, è necessario percorrere le tappe fondamentali, che
hanno portato alla Costituzione Repubblicana del 1948, partendo proprio
dalla promulgazione (atto formale, con cui il Presidente della Repubblica dichiara
valida e operante una legge).
dello Statuto Albertino.
LO STATUTO ALBERTINO
Dalla monarchia liberale dei Savoia alla Repubblica costituzionale
I moti rivoluzionari
spinsero il Re Carlo Alberto di Savoia, a concedere una Costituzione
d'ispirazione liberale, lo Statuto Albertino, che limitasse l'autorità
assoluta del sovrano.
Lo Statuto fu un atto unilaterale. Non fu il risultato della contrattazione
tra il sovrano e la Nazione, come speravano le forze rivoluzionarie.
Lo Statuto Albertino era tra le cosiddette costituzioni flessibili,
ovvero le modifiche potevano essere effettuate attraverso delle semplici
leggi ordinarie. Ciò rendeva lo Statuto adattabile alle diverse
evoluzioni socioeconomiche, che si sarebbero succedute nello Stato di
Sardegna prima, e nel Regno d'Italia poi.
Quando Vittorio Emanuele II divenne Re d'Italia, lo Statuto, senza alcuna
modifica, divenne la prima legge fondamentale del nuovo Stato.
Nell'evoluzione della storia costituzionale italiana, si possono distinguere
tre fasi: periodo di stabilizzazione del regime monarchico; creazione
e stabilizzazione del regime parlamentare; instaurazione del regime
dittatoriale.
Regime monarchico-costituzionale
Questo periodo si riferisce
al regno di Carlo Alberto e si protrae fino ai primi anni di vita del
Regno d'Italia. Lo Stato era incentrato sulla figura del sovrano. Il
Governo, per poter emanare e dare attuazione alle leggi, aveva bisogno
della fiducia del Re, capo supremo dello Stato.
La sovranità era ereditaria. Il re aveva il comando delle forze
armate, dichiarava la guerra, firmava i trattati di pace, d'alleanza
e di commercio; nominava i ministri, le cariche più alte dello
stato e i giudici. Poteva annullare le leggi approvate dal Parlamento,
concedere la grazie e commutare (Ridurre una pena detentiva
le pene).
Si affermò in
modo definitivo e inequivocabile durante il regno di Vittorio Emanuele
II. L'organo rappresentativo, la Camera dei Deputati, diventa centrale
nell'ordinamento italiano. Il Re non presiede più il Governo.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri è affidata al capo (effettivo)
della maggioranza della camera elettiva. Insomma il Governo si svincola
dal sovrano e così anche il Parlamento. La Camera dei Deputati
prende il sopravvento sul Senato.
Le camere (Camera dei Deputati e Senato) ora possono disapprovare i
provvedimenti del Governo. L'attività del Governo insomma è
subordinata alla fiducia
delle due Camere, ma è indipendente dal re. Col passare del tempo,
infatti il Governo proporrà anche le liste dei senatori da nominare.
Questi cambiamenti dell'ordinamento costituzionale del Regno d'Italia
hanno luogo senza modificare lo Statuto Albertino, che dunque si adatta
perfettamente al regime parlamentare.
Regime
dittatoriale
Con la marcia su Roma, si apre una nuova
fase storica ed istituzionale, incentrata sul partito unico, quello
fascista ed il suo capo.
Attraverso leggi e modifiche dell'ordinamento dello stato liberale,
Mussolini concentrò nelle sue mani tutti i poteri, diventando
di fatto l'unico artefice della politica italiana.
Si trattò di un vero e proprio passo indietro, dal punto di vista
delle istituzioni liberali. L'esistenza del partito unico, violava il
principio della rappresentanza. Le camere perdevano la propria autonomia
rispetto al potere esecutivo. I diritti dei cittadini erano stati soppressi.
Anche in questo caso lo Statuto Albertino non fu sostanzialmente modificato,
in virtù della sua flessibilità.
Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del fascismo
approvò la sfiducia nei confronti di Mussolini, restaurando le
prerogative regie. Il re così poteva riprendere il comando militare
e procedere alla nomina di un nuovo governo
Vittorio Emanuele III sollevò Mussolini dall'incarico di Primo
ministro, lo fece arrestare e lo sostituì col maresciallo Badoglio.
In questo modo si concluse la fase dittatoriale. Ma ormai anche la monarchia,
e con essa lo Statuto Albertino, si avviava al declino per lasciare
spazio alla Repubblica costituzionale.
Il 12 aprile 1944, Vittorio Emanuele III abdicò,
nominando a tempo indeterminato luogotenente generale del Regno, l'erede
al trono, Umberto di Savoia. La conseguenza fu che, di fatto, s'impediva
al sovrano di svolgere le sue funzioni. L'Italia si stava avviando verso
la proclamazione della Repubblica.
Con il governo De Gasperi (10 dicembre 1945) si diede inizio alla normalizzazione
della vita politica italiana. La guerra civile finì, e fu soppressa
l'amministrazione militare, per ricreare quella civile. Con le elezioni
amministrative, si restituiva al popolo la sovranità;.
Col decreto del 10 marzo 1946 si rimise al popolo il potere di deliberare
sulla forma
istituzionale dello Stato attraverso il Referendum.
Il 2 giugno 1946, il popolo italiano scelse per la forma repubblicana
ed elesse i deputati dell'Assemblea Costituente. Così la Repubblica
poteva iniziare la sua vita.
La Costituzione dell'Italia repubblicana, fu promulgata il 27 dicembre
1947, ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948, ad un secolo
di distanza dalla concessione dello Statuto Albertino.