ISTITUZIONI ITALIANE
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

ISTITUZIONI ITALIANE

L'EVOLUZIONE E LO SVILUPPO DELL'ORDINAMENTO ITALIANO La storia costituzionale dell'Italia unita affonda le sue radici nell'ordinamento del Regno di Sardegna.

L'EVOLUZIONE E LO SVILUPPO DELL'ORDINAMENTO ITALIANO

La storia costituzionale dell'Italia unita affonda le sue radici nell'ordinamento del Regno di Sardegna. Al momento dell'unificazione, infatti, Vittorio Emanuele II ha esteso al nuovo stato italiano la legge fondamentale del suo regno, lo Statuto Albertino.

Per comprendere l'assetto attuale dell'ordinamento italiano, è necessario percorrere le tappe fondamentali, che hanno portato alla Costituzione Repubblicana del 1948, partendo proprio dalla promulgazione (atto formale, con cui il Presidente della Repubblica dichiara
valida e operante una legge). dello Statuto Albertino.

LO STATUTO ALBERTINO
Dalla monarchia liberale dei Savoia alla Repubblica costituzionale

Regno di Sardegna 1848

I moti rivoluzionari spinsero il Re Carlo Alberto di Savoia, a concedere una Costituzione d'ispirazione liberale, lo Statuto Albertino, che limitasse l'autorità assoluta del sovrano.
Lo Statuto fu un atto unilaterale. Non fu il risultato della contrattazione tra il sovrano e la Nazione, come speravano le forze rivoluzionarie.
Lo Statuto Albertino era tra le cosiddette costituzioni flessibili, ovvero le modifiche potevano essere effettuate attraverso delle semplici leggi ordinarie. Ciò rendeva lo Statuto adattabile alle diverse evoluzioni socioeconomiche, che si sarebbero succedute nello Stato di Sardegna prima, e nel Regno d'Italia poi.
Quando Vittorio Emanuele II divenne Re d'Italia, lo Statuto, senza alcuna modifica, divenne la prima legge fondamentale del nuovo Stato.
Nell'evoluzione della storia costituzionale italiana, si possono distinguere tre fasi: periodo di stabilizzazione del regime monarchico; creazione e stabilizzazione del regime parlamentare; instaurazione del regime dittatoriale.

Regime monarchico-costituzionale

Questo periodo si riferisce al regno di Carlo Alberto e si protrae fino ai primi anni di vita del Regno d'Italia. Lo Stato era incentrato sulla figura del sovrano. Il Governo, per poter emanare e dare attuazione alle leggi, aveva bisogno della fiducia del Re, capo supremo dello Stato.
La sovranità era ereditaria. Il re aveva il comando delle forze armate, dichiarava la guerra, firmava i trattati di pace, d'alleanza e di commercio; nominava i ministri, le cariche più alte dello stato e i giudici. Poteva annullare le leggi approvate dal Parlamento, concedere la grazie e commutare (Ridurre una pena detentiva le pene).

Regime parlamentare

Si affermò in modo definitivo e inequivocabile durante il regno di Vittorio Emanuele II. L'organo rappresentativo, la Camera dei Deputati, diventa centrale nell'ordinamento italiano. Il Re non presiede più il Governo. La Presidenza del Consiglio dei Ministri è affidata al capo (effettivo) della maggioranza della camera elettiva. Insomma il Governo si svincola dal sovrano e così anche il Parlamento. La Camera dei Deputati prende il sopravvento sul Senato.
Le camere (Camera dei Deputati e Senato) ora possono disapprovare i provvedimenti del Governo. L'attività del Governo insomma è subordinata alla fiducia delle due Camere, ma è indipendente dal re. Col passare del tempo, infatti il Governo proporrà anche le liste dei senatori da nominare.
Questi cambiamenti dell'ordinamento costituzionale del Regno d'Italia hanno luogo senza modificare lo Statuto Albertino, che dunque si adatta perfettamente al regime parlamentare.

Regime dittatoriale

Con la marcia su Roma, si apre una nuova fase storica ed istituzionale, incentrata sul partito unico, quello fascista ed il suo capo.
Attraverso leggi e modifiche dell'ordinamento dello stato liberale, Mussolini concentrò nelle sue mani tutti i poteri, diventando di fatto l'unico artefice della politica italiana.
Si trattò di un vero e proprio passo indietro, dal punto di vista delle istituzioni liberali. L'esistenza del partito unico, violava il principio della rappresentanza. Le camere perdevano la propria autonomia rispetto al potere esecutivo. I diritti dei cittadini erano stati soppressi.
Anche in questo caso lo Statuto Albertino non fu sostanzialmente modificato, in virtù della sua flessibilità.

Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del fascismo approvò la sfiducia nei confronti di Mussolini, restaurando le prerogative regie. Il re così poteva riprendere il comando militare e procedere alla nomina di un nuovo governo
Vittorio Emanuele III sollevò Mussolini dall'incarico di Primo ministro, lo fece arrestare e lo sostituì col maresciallo Badoglio.
In questo modo si concluse la fase dittatoriale. Ma ormai anche la monarchia, e con essa lo Statuto Albertino, si avviava al declino per lasciare spazio alla Repubblica costituzionale.

La tregua istituzionale

Il 12 aprile 1944, Vittorio Emanuele III abdicò, nominando a tempo indeterminato luogotenente generale del Regno, l'erede al trono, Umberto di Savoia. La conseguenza fu che, di fatto, s'impediva al sovrano di svolgere le sue funzioni. L'Italia si stava avviando verso la proclamazione della Repubblica.
Con il governo De Gasperi (10 dicembre 1945) si diede inizio alla normalizzazione della vita politica italiana. La guerra civile finì, e fu soppressa l'amministrazione militare, per ricreare quella civile. Con le elezioni amministrative, si restituiva al popolo la sovranità;.
Col decreto del 10 marzo 1946 si rimise al popolo il potere di deliberare sulla forma istituzionale dello Stato attraverso il Referendum.
Il 2 giugno 1946, il popolo italiano scelse per la forma repubblicana ed elesse i deputati dell'Assemblea Costituente. Così la Repubblica poteva iniziare la sua vita.
La Costituzione dell'Italia repubblicana, fu promulgata il 27 dicembre 1947, ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948, ad un secolo di distanza dalla concessione dello Statuto Albertino.


 

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