Festa dell'ospitalità
Il carattere, a volte conservatore, dell'animo piemontese ha certamente favorito la sopravvivenza delle tradizioni popolari di questa regione.
In primavera, ad Agliano, vicino Asti, si tiene una ricorrenza particolare,
in cui ognuno dei duemila abitanti di questo paese, si distingue per
la propria gentilezza. In questo giorno, infatti, ogni famiglia apre
le porte della propria casa ed ospita una famiglia della "città" per
offrirgli i buoni prodotti della terra e l'ottimo vino Barbera. Oggi,
la festa si è estesa ed è addirittura possibile prenotarsi, andando
in comune e ritirando un apposito tagliando.
I giochi popolari
Ad Asti, la terza domenica di Maggio, tutti i rioni della città si scontrano
in una serie di gare originarie del Medioevo. Vestendo gli antichi abiti
tradizionali gli uomini si sfidano in gare come "il bacio della castellana",
"l'assalto alla torre" o "la gara di cerbottana".
La sagra del polentonissimo
A Monastero di Bormida, vicino Asti, da 178 anni si ricorda la generosità
del Marchese della Rovere, che, in un anno di grande carestia, portò
polenta e frittata per tutti. Così ancora oggi, la prima domenica di
marzo, sulla piazza principale di Monastero vengono preparati 10 quintali
di polenta (!!!) condita con migliaia di salsicce e salame, e una frittata
da 40 chili. La degustazione dei piatti viene accompagnata da ottimo
vino in abbondanza, balli folcloristici e carri allegorici.
Festa della carità
Dal XIII secolo ad oggi, a Scurzolengo, il 6 maggio si confezionano
focacce in quantità. Questa ricorrenza ricorda l'usanza dei signori
del feudo di Scurzolengo di mettere all'asta, in questo giorno, focacce
preparate con uova, burro, farina e zucchero, e di donare il ricavato
delle vendite ai poveri del paese. Questa usanza si ripete da secoli
e le focacce, preparate con la ricetta duecentesca, vengono poste in
variopinti cestini preparati dai diversi borghi del paese, ed il ricavato
viene investito in opere di bene.
Festa del pitu
La prima domenica della quaresima, a Tonco, viene riprodotto un antico
rito contadino, assimilabile al "capro espiatorio" biblico. In quel
giorno infatti, viene preso un tacchino, il "pitu", e, allestito un
tribunale in piazza, l'animale viene giudicato per tutti i mali che
hanno danneggiato il paese durante l'anno. Il pitu viene quindi giudicato
colpevole e condannato a morte, ma prima ha il diritto di fare testamento.
E' questo il momento saliente dell'evento, poiché tutti gli abitanti
della comunità tirano fuori i propri vizi e difetti rendendoli pubblici.
La festa finisce con l'impiccagione, per i piedi, del povero pitu, il
quale diviene bersaglio di cavalieri armati che cercano di decapitarlo
per assicurarsi il trofeo.
La gara dei birilli delle donne
La prima e la seconda domenica dopo ferragosto, nei pressi di Cuneo,
al centro di un'eccellente zona vinicola, si celebra "la gara dei birilli"
delle donne. Su un percorso di circa quindici metri, le partecipanti
lanciano una palla di legno molto pesante, cercando di colpire, al volo,
il maggior numero di birilli, senza che la palla tocchi il suolo.
Secondo la legenda, la festa ebbe origine da Isabella Doria, castellana
di Farigliano, la quale inventò questa prova di abilità per risolvere
un contenzioso nato tra le donne del paese.