La vita quotidiana nella Roma Antica
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

La vita quotidiana nella Roma Antica

Le vestali Tempio di Vesta.

Le vestali

Tempio di Vesta. Roma

Secondo la leggenda, narrata da Tito Livio, Rea Silvia, sorella di Numitore, fu consacrata alla Dea Vesta, la Dea della Vita, perché il re Amulio ne temeva la fecondità.
Le Vestali erano le custodi del fuoco sacro, acceso con delle tavolette d'arbor felix, al di fuori dell' aedes vestis (tempio delle vestali), i tizzoni, poi, venivano portati all'interno del tempio e posti sul focolare. Il fuoco non doveva mai spegnersi. Nel tal caso, la pena prevista era terribile: fustigazione della Vestale responsabile, in un luogo oscuro, e coperta soltanto di veli.
Inizialmente, la custodia del fuoco sacro, era nel tempio di Caco sul Palatino (uno dei sette colli di Roma); successivamente ebbe sede nella Casa di Vesta, nel Foro.
Quando Roma era ancora una teocrazia (stato tenuto da un re creduto di origine divina), le Vestali dipendevano dal re. Dopo l'introduzione delle XII Tavole (Leggi, che regolavano la vita di Roma, durante l'epoca monarchica). , le Vestali passarono sotto l'autorità del Collegio dei Pontefici. Il Pontefice Massimo le sottraeva alla patria potestà.
Inizialmente, le Vestali erano quattro, passarono poi a sei e tali rimasero, fino alla dissoluzione dell'ordine.
(foto vestale, cartella foto vita quotidiana roma)
Bassorilievo della Vestale Maxima.
Le Vestali venivano prescelte dal Pontefice Massimo, secondo i canoni stabiliti dalla legge.
Venivano convocate, di volta in volta, venti bambine, tra i sei ed i dieci anni, appartenenti a famiglie patrizie, con entrambi i geni tori in vita e fisicamente impeccabili. Prescelte con sorteggio, all'atto della consacrazione, facevano dono della loro chioma alla Dea.
Vestite in modo austero, esse facevano voto di castità. Se venivano sorprese a commettere atti di libidine (incestus), la punizione era terribile. La colpevole, infatti, veniva sepolta viva nel campus sceleratus, nei pressi di Porta Collina, in una fossa con poca luce e poco cibo. Questa era, poi, ricoperta, per cancellare ogni ricordo della Vestale. Il seduttore veniva fustigato a morte.
Dopo trent'anni, comunque, potevano abbandonare il sacerdozio e, volendo, sposarsi.
Le Vestali conducevano una vita agiata, possibile grazie alle elargizioni private ed ai lasciti testamentari. Anche molti imperatori lasciarono consistenti ricchezze all'ordine delle Vestali. Esse provvedevano inoltre ad aiutare i poveri ed i bisognosi, cosicché per Roma non girassero mendicanti. Inoltre, potevano concedere la grazia a che fosse condannato al supplizio.
Onorate e rispettate dalla gente, le Vestali godevano di molti diritti, non concessi a tutte le donne romane. Avevano posti privilegiati al teatro ed al circo, e partecipavano attivamente alla vita della città. In particolare, la Vestale Massima era esentata dall'autorità dei funzionari pubblici, chiamati censori.
Alla loro morte, venivano sepolte all'interno delle mura della città: un privilegio, raramente concesso.
L'avvento del cristianesimo non causò la fine dell'ordine. Al contrario, le Vestali continuarono ad essere amate ed onorate dal popolo romano.
Nonostante i ripetuti moniti degli imperatori, il culto delle Vestali sopravvisse a lungo. Soltanto nel IV° secolo dopo Cristo, l'ordine si dissolse definitivamente. In seguito agli editti di Graziano, 382 d.C., furono tagliate le rendite annue delle Vestali. Gli editti di Valentiniano e Teodosio, rispettivamente nel 391 e 392 d.C., ordinarono di non entrare nei templi, ed infine, Teodosio, nel 394 d. C., proibì il mantenimento di qualunque culto pagano, decretando la fine dell'ordine delle Vestali.

 

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