IL FASCISMO
Politica interna fascista
Nella politica
interna, Mussolini effettuò importanti cambiamenti. Il capo del governo
veniva nominato direttamente dal re e non più dalla camera. I deputati,
che formavano la camera, non erano più eletti dal popolo, ma venivano
nominati dai sindacati fascisti, scelti dal Gran Consiglio del Fascismo
e poi votati dal popolo, ma senza alcuna libertà di scelta. A rafforzare
il governo e lo Stato, contribuirono istituzioni come il Gran Consiglio
e la Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale. Nel 1927, per risolvere la
questione sociale, fu emanata la "carta del lavoro" e creato un nuovo
organo di Stato: le "Corporazioni" (1934), che avevano il compito di unire
gli interessi dei datori di lavoro e dei lavoratori, per il bene della
nazione. Favorì l'agricoltura e l'industria, e per aumentare la forza
della milizia attuò una politica demografica introducendo la tassa sui
celibi e aumentando il salario alle famiglie più numerose.
Politica estera
Nella politica estera Mussolini cercò di ostacolare
l'egemonia francese ed inglese sul mar Mediterraneo, e valorizzò le
colonie italiane che erano state abbandonate durante la guerra. L'impresa
più notevole fu quella di risolvere la Questione Romana, che da oltre
mezzo secolo affliggeva la vita religiosa dello Stato. Nel 1929, infatti,
furono stretti i Patti Lateranensi, con cui l'Italia riconosceva la
sovranità del Pontefice sullo Stato della Città del Vaticano, e la Chiesa,
a sua volta, riconosceva il Regno d'Italia con capitale Roma. Inoltre,
lo Stato conferiva validità civile al matrimonio religioso, e istituiva
l'insegnamento della religione nelle scuole; infine, imponeva ai vescovi
il giuramento di fedeltà al re.