L’INSUFFICIENZA ERETTILE
Per quanto riguarda la terapia dell’insufficienza erettile, spesso, è stata utilizzata l’iniezione intracavernosa di una sostanza vasodilatatrice che consente anche ai pazienti, affetti di un deficit di origine psichica, di avere
Per quanto riguarda la terapia dell’insufficienza erettile, spesso, è stata utilizzata l’iniezione intracavernosa di una sostanza vasodilatatrice che consente anche ai pazienti, affetti di un deficit di origine psichica, di avere un’erezione, indipendentemente dal permanere dei meccanismi psicogenetici che la impediscono. Tale pratica è stata, spesso, criticata poiché essa consente solo guarigioni illusorie e transitorie, provocando, in alcuni casi, una dipendenza che ha le caratteristiche della tossicomania.
Questa obiezione può essere condivisa solo se la terapia viene prescritta e attuata, senza alcun coinvolgimento della persona portatrice della disfunzione; al contrario, essa deve essere intesa come via di accesso alle problematiche del paziente, il quale viene coinvolto non semplicemente per il suo deficit, ma per ciò che esso è, ovvero il segno dell’incapacità di essere uomo. In tal modo, tale tecnica diventa una modalità terapeutica che, investendo la persona e rispettando l’unità sintomo-causa, può consentire un recupero capace di mantenersi anche dopo la sospensione del farmaco.
Per fare ciò occorre ovviamente integrare la terapia farmacologica con strumenti e mezzi che permettano di sfruttare i successi del farmaco, per ridimensionare il sentire, il pensare e l’agire del paziente.
