IL VAGINISMO
benessere
10 Ottobre 2009 amministratore

IL VAGINISMO

Infine, il trattamento del vaginismo consiste nel progressivo decondizionamento in vivo dello spasmo involontario dei muscoli nel momento dell’entrata vaginale, mediante diverse procedure, tra cui l’inserimento

Infine, il trattamento del vaginismo consiste nel progressivo decondizionamento in vivo dello spasmo involontario dei muscoli nel momento dell’entrata vaginale, mediante diverse procedure, tra cui l’inserimento nella vagina di cateteri di sezione, sempre più grandi, da tenere nella vagina per periodi di tempo variabili, e qualche volta per tutta la notte, per facilitare e accelerare il processo di decondizionamento. Quando la paziente è in grado di tollerare l’inserimento dei cateteri più larghi senza disagio, come succede di solito dopo quattro-dieci dilatazioni, si tenta il rapporto sessuale: si suggerisce alla moglie di guidare il pene del marito nella vagina con la mano, ed al marito di trattenersi da movimenti attivi ed esigenti durante le prime esperienze di penetrazione.

Contemporaneamente all’uso dei cateteri, il terapeuta si focalizza sull’individuazione e la risoluzione delle specifiche fobie, associate al disturbo, mediante l’uso della desensibilizzazione sistematica, che consiste nell’evocazione reiterata di immagini della situazione temuta da parte della paziente, che, contemporaneamente, si trova in uno stato di profondo rilassamento. Infatti, la donna vaginismica fobica immagina la situazione sessuale che teme: visualizza l’avvicinarsi del marito, può immaginarsi a letto con lui, può immaginare il marito che le si avvicina col pene eretto ecc.; quando è in grado di immaginare, sempre nello studio del terapeuta, la scena della penetrazione durante il rapporto sessuale, la si considera pronta per incominciare gli esercizi di dilatazione vaginale che ora potranno essere eseguiti con ansia assai ridotta.

Sono state impiegate anche variazioni di questo metodo di eliminazione con la fantasia: per esempio, al contrario della desensibilizzazione sistematica che vuole l’impiego graduale di immagini sempre più minacciose, il flooding parte subito con l’immagine più paurosa per la paziente; in questo caso, il terapeuta comportamentale chiede alla paziente di immaginare che il pene del marito la stia lacerando. La teoria si basa sul principio che una volta che la paziente può tollerare questa immagine, cioè l’irrealistica conseguenza che si aspetta dall’atto sessuale, sarà capace di tollerare l’atto sessuale vero e proprio.

Nel modello della Kaplan, sia le sedute terapeutiche che le mansioni sessuali vengono impiegate con lo scopo principale di ridurre l’ansia che la paziente prova riguardo alla penetrazione, in modo da passare alle esperienze di dilatazione: il primo passo consiste di solito nel far sì che la paziente esamini i suoi genitali insieme al marito davanti a uno specchio ben illuminato nell’intimità della loro camera da letto; successivamente si consiglia alla coppia di trovare la localizzazione esatta dell’accesso vaginale con una leggera esplorazione tattile.

Questa esperienza, oltre ad essere molto istruttiva e promuovere un’aperta comunicazione tra i coniugi, serve anche come giusto preludio a una procedura di desensibilizzazione in vivo, svolta a casa, in cui si dice alla donna di inserire nella vagina il proprio dito o quello del marito e di lasciarvelo fino alla scomparsa di quelle sensazioni spiacevoli che queste donne sperimentano ogni volta che un qualunque oggetto viene introdotto nella loro vagina; se questa mansione iniziale può essere svolta senza eccessive difficoltà, si istruisce la paziente affinché muova il dito avanti e indietro nella vagina, oppure affinché sia il marito a muovere il proprio dito dietro le direttive della moglie, fino a che la donna sia in condizione di tollerare questa manovra senza disagio.

Quando la donna è in grado di sopportare l’inserimento del proprio dito o di quello del marito, si passa di solito all’introduzione di due dita; se questo secondo momento è superato senza difficoltà, la sera successiva la coppia o la paziente potrà sperimentare un movimento digitale rotatorio intravaginale e un leggero allargamento della vagina sempre per mezzo delle dita; l’introduzione del pene non viene prescritta finché la paziente può tollerare senza disagio l’inserimento delle dita proprie o del marito, o in certi casi di un tampone.

Generalmente, si consiglia alla coppia che il pene venga inserito e tenuto immobile all’interno della vagina per un certo periodo di tempo: il marito dovrà procedere a movimenti lenti e dolci, solo dietro richiesta della moglie e dovrà ritirarsi non appena la moglie lo desideri, rimandando ad un momento successivo il coito con finalità orgasmica.

La Kaplan precisa che la manovra terapeutica che si è dimostrata più utile nel trattamento delle pazienti vaginismiche è il consiglio e l’incoraggiamento a “tenersi” le sensazioni spiacevoli: questa manovra terapeutica, che proviene dalla terapia gestaltica, si basa sul principio che evitare sensazioni spiacevoli e le situazioni che le suscitano è un importante meccanismo patogeno. Pertanto, il terapeuta gestaltico incoraggia la paziente a sperimentare queste sensazioni indesiderate come mezzo per facilitare la risoluzione del conflitto e per promuovere il controllo su situazioni affrontate inadeguatamente.

 

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