IL MODELLO COLLABORATIVO NEL DISTURBO ERETTILE MASCHILE
benessere
10 Ottobre 2009 amministratore

IL MODELLO COLLABORATIVO NEL DISTURBO ERETTILE MASCHILE

Una modalità di trattamento integrato di questo disturbo è il modello collaborativo tra urologi e psichiatri, che presuppone una valutazione urologica, mediante lo studio della ultrasonografia e della

Una modalità di trattamento integrato di questo disturbo è il modello collaborativo tra urologi e psichiatri, che presuppone una valutazione urologica, mediante lo studio della ultrasonografia e della tumescenza penile notturna, ed una consulenza con psichiatri esperti nella terapia sessuale, che, dopo una comprensione della storia psicosessuale del paziente, definiscono un piano di trattamento. All’interno di questo filone Rosen-Stock, et al. (2000) hanno condotto uno studio il cui obiettivo è stato quello di determinare l’efficacia di nuovi metodi di intervento della disfunzione erettile, come l’inibitore della fosfodiesterasi. Esso coinvolge 15 uomini con un disturbo di erezione, sottoposti sia al trattamento con il Viagra o con altri farmaci, in modo da garantire la capacità nel raggiungere e mantenere un’erezione, sia a sessioni di terapia sessuale breve, con il coinvolgimento della loro partner, con l’obiettivo di analizzare la loro relazione sessuale ed il loro livello generale di intimità. Ai pazienti viene somministrato il Viagra, 2 ore prima dell’inizio dell’attività sessuale, in associazione con sessioni (da 2 ad 8) di terapia sessuale. I risultati indicano che la somministrazione del Viagra, in relazione con la terapia sessuale, produce un livello maggiore di soddisfazione, determinando un’erezione adeguata per la penetrazione; tuttavia, esso rappresenta solo una parte del trattamento, poichè il suo effetto è possibile solo all’interno di una relazione di intimità.

Questa evidenza viene sottolineata anche da altri ricercatori, tra cui Barnes (1998), secondo cui qualsiasi intervento integrato che include interventi farmacologici, meccanici e chirurgici, in combinazione con una terapia cognitiva e psicosessuale, deve considerare anche il coinvolgimento della partner, in modo che gli effetti a lungo termine del trattamento non siano compromessi.

A questa ricerca, si aggiunge un ulteriore contributo di Pallas (1999), che conferma l’importanza di focalizzare l’attenzione sulla relazione interpersonale, prima di intervenire, in maniera specifica, sul rapporto sessuale. Infatti, mentre, in alcune situazioni, il ripristino dell’attività sessuale può ridurre le tensioni e facilitare la comunicazione nella coppia, in altri casi i tentativi di avere rapporti sessuali possono accrescere la tensione ed i conflitti, e quindi devono avvenire dopo aver risolto questi problemi.

Nel contributo riportato da Leiblum e Rosen (2000) al trattamento della disfunzione erettile, si evidenzia come Althof ed i suoi colleghi descrivono un modello di trattamento, che include interventi psicodinamici e legati alle relazioni oggettuali, la Psicologia dell’Io, ed interventi comportamentali, all'interno di una psicoterapia a breve termine. Althof, inoltre, suggerisce che il fallimento erettile può rappresentare un sintomo di adattamento patologico ad un problema interpersonale o intrapersonale.

Inoltre, nella stessa rassegna (2000), Lo Piccolo considera l'analisi approfondita del valore positivo che le difficoltà erettili possono avere per la coppia, nel mantenimento del funzionamento omeostatico nella relazione. Egli, inoltre, propone un approccio che include tre forme di trattamento: la terapia sistemica, l’intervento psicodinamico individuale e la risoluzione di problemi irrisolti con la famiglia di origine. Insieme alla psicoterapia, Lo Piccolo raccomanda anche una valutazione dei fattori fisici, che hanno un ruolo nella difficoltà erettile e l’analisi dei modelli di comportamento sessuale della coppia.

McCarthy sottolinea che non è sufficiente effettuare un cambiamento a breve termine nell'abilità del paziente di raggiungere l’orgasmo, ma l’attenzione deve essere diretta al suo mantenimento a lungo termine (Leiblaum, Rosen, 2000).

Levine ed Agle valutano l'efficacia di un approccio di terapia sessuale integrata in 16 coppie con disfunzione erettile secondaria e cronica: dopo tre mesi di sessioni settimanali di trattamento, 10 uomini sono in grado di raggiungere l’erezione, in almeno la metà dei tentativi di rapporto. Comunque, la maggior parte di questi uomini si lamenta di altre difficoltà sessuali (mancanza di desiderio, eiaculazione precoce) dopo il trattamento, con una ricaduta del disturbo in 9 uomini.

Facendo una rassegna della letteratura sugli approcci psicologici al trattamento di tale disturbo, Rosen, Leiblum, Spector (2000) identificano molti temi chiave: 1) gli uomini con difficoltà erettili (ed i loro partner) spesso non sono ben informati o non hanno aspettative realistiche, rispetto alla performance e alla soddisfazione sessuale (per esempio, le coppie anziane frequentemente non conoscono gli effetti dell’invecchiamento sulla prestazione sessuale maschile ed il bisogno di una stimolazione fisica supplementare nel maschio anziano); 2) le credenze e le aspettative disfunzionali aumentano l'ansia di prestazione, associata con la disfunzione erettile; 3) le coppie con disfunzione erettile presentano, tipicamente, altre disfunzioni sessuali (per esempio, i rapporti sessuali, di solito, sono ristretti, rigidi ed inflessibili, e mancano di varietà e spontaneità, con una discrepanza tra rapporti sessuali reali ed ideali, o con differenze nelle tra i partner); 4) nell’intervento, è importante considerare le dinamiche di coppia ed i conflitti di relazione, in particolare, i problemi di fiducia e d'intimità, di controllo e dominio, i conflitti di ruolo, le abilità di comunicazione; 5) infine, è necessario che vi sia un programma di prevenzione della ricaduta, per evitare che i pazienti con fallimento erettile sperimentino altre difficoltà, alla fine del trattamento

Gli autori propongono un approccio in più fasi per valutare i fattori biogenici e psicogeni, con un accertamento delle dimensioni interpersonali e sistemiche del problema (Rosen, Leiblum, Spector, 2000). Nell'area del trattamento, Rosen, Leiblum, Spector (2000) cercano di sviluppare una sintesi tra gli approcci cognitivi e interpersonali, includendo anche diversi tipi di trattamento medico e chirurgico, tra cui procedure di aggiramento e legatura venosa e arteriosa, terapia di iniezione intracorporale, apparecchiature di pompaggio, medicazioni orali ed altre procedure tecnologicamente sofisticate.

 

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