IL TRATTAMENTO INTEGRATO DEL DISTURBO DEL DESIDERIO SESSUALE FEMMINILE
benessere
10 Ottobre 2009 amministratore

IL TRATTAMENTO INTEGRATO DEL DISTURBO DEL DESIDERIO SESSUALE FEMMINILE

Rispetto al trattamento del disturbo del desiderio sessuale femminile, uno degli studi più recenti è quello condotto da Berman, Berman, Flaherty, Lahey e Goldstein (2001), che evidenziano come un trattamento

Rispetto al trattamento del disturbo del desiderio sessuale femminile, uno degli studi più recenti è quello condotto da Berman, Berman, Flaherty, Lahey e Goldstein (2001), che evidenziano come un trattamento integrato, che prevede l’uso del sildenafil, in combinazione con un approccio psicologico individuale, determina un miglioramento sia nelle misurazioni fisiologiche, dopo la stimolazione sessuale, sia nella percezione soggettiva dei propri disturbi, come il desiderio e la soddisfazione sessuale, la difficoltà nel raggiungere l’orgasmo, la lubrificazione vaginale e la dispareunia.

Uno studio simile viene condotto da Taylor e Segraves (2001), che considerano l'efficacia della farmacoterapia vasoattiva, soprattutto il sildenafil, in un campione di donne con e senza abuso sessuale infantile. I risultati indicano che nella popolazione totale, il 77% riporta un maggiore capacità di percepire le sensazione sessuali ed il 61% riferisce sensazioni piacevoli o soddisfacenti. Tuttavia, nel campione, la maggioranza è composta da donne senza una storia di abuso (91%), rispetto a quelle hanno vissuto nella loro infanzia un trauma sessuale, senza averlo elaborato (29%). Infatti, mentre tra le donne senza una storia di abuso sessuale infantile, il 70% riferisce rapporti più soddisfacenti, solo il 14% di quelle traumatizzate sessualmente mostrano un miglioramento della percezione dei propri rapporti sessuali, come più piacevoli e soddisfacenti. Allo stesso modo, mentre il 78% delle donne “normali”, dopo l’assunzione di sildenafil, acquisisce la capacità nel raggiungimento dell’orgasmo più facilmente, questo cambiamento si evidenzia solo nel 29% di quelle con una storia di abuso sessuale infantile.

Un ulteriore studio (Eskin, 2001) si è soffermato sull’utilizzo di una terapia sostitutiva estrogenica, in un campione di donne in menopausa, evidenziando come essa, da sola, è in grado di ridurre il discomfort, legato all’attività sessuale, con una minore frequenza di interruzione dei rapporti coitali, una migliore lubrificazione vaginale e la persistenza di un’adeguata libido e di una normale fase di eccitamento sessuale.

In altri studi la terapia estro-progestinica è confrontata con l’uso del tibolone, che determina nelle donne in menopausa un incremento del desiderio sessuale, e di conseguenza, della frequenza coitale (Albertazzi, et al., 2000). L’utilizzo del testosterone è in fase di studio anche come terapia sostitutiva in uomini intorno ai 50 anni che si trovano in quella condizione clinica da molti impropriamente definita come “andropausa”: infatti, nell’uomo si assiste ad una parziale diminuzione di androgeni ( definita PADAM – Parzial Androgen Deficiency in the Aging Male), in quantità variabile da persona a persona, (Fabbri et al., 2001; Schow et al., 1997) che non corrisponde, però, come nella donna in menopausa, anche ad un drastico cambiamento nella biologia riproduttiva. Si può, invece, parlare di un insieme di fenomeni psicobiologici, vissuti in modo peculiare da ogni individuo, che influiscono sulla sfera sessuale ed affettiva e che si evidenziano attraverso sintomi simili a quelli sperimentati dalle donne in menopausa come, ad esempio, vampate, depressione, insonnia, cambiamenti di umore, irritabilità, difficoltà erettili e diminuzione della libido (Simonelli, 1996a). Gli studi recenti, dunque, si muovono nel tentativo di verificare quanto la somministrazione di testosterone porti ad un ripristino delle funzionalità divenute deficitarie.

 

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