03 Luglio 2007 CONVEGNO 11 luglio 2007 Cappella Farnese - Palazzo D’Accursio Piazza Maggiore, 6 - Bologna UOMINI CHE USANO VIOLENZA CONTRO LE DONNE NELLE RELAZIONI DI INTIMITA’: STRATEGIE DI INTERVENTO A CONFRONTO
L’11 luglio 2007, si terrà a Bologna il Convengo di presentazione e discussione del progetto Daphne “MUVI – Sviluppare strategie di intervento con gli uomini che usano violenza nelle relazioni di intimità”, di cui inviamo, di seguito, il programma.
L’11 luglio 2007, si terrà a Bologna il Convengo di presentazione e discussione del
progetto Daphne “MUVI – Sviluppare strategie di intervento con gli uomini che usano
violenza nelle relazioni di intimità”, di cui inviamo, di seguito, il programma. Un passo in
avanti per mettere a fuoco le questioni che devono essere affrontate sul versante dei
comportamenti violenti maschili, nel momento in cui si riconosce la gravità e la delicatezza
del problema della violenza alle donne nelle relazioni di intimità.
Il Comune di Bologna, in collaborazione con la Casa delle donne per non subire violenza,
ha partecipato al Programma Daphne 2006 della Commissione Europea con un progetto
che affronta il problema della violenza contro le donne nelle relazioni di intimità, ponendo
al centro dell’attenzione gli aggressori, i comportamenti violenti maschili. Il titolo del
progetto è “Developing strategies to work with men who use violence in intimate
relationships – Sviluppare strategie di intervento con uomini che usano violenza nelle
relazioni di intimità”. La questione che il progetto intende affrontare, in altre parole, è il
“Che fare?” con gli uomini che usano violenza contro la propria partner ed ex partner.
A febbraio di quest’anno il progetto è stato approvato. Vorremmo che diventasse per
tutte/i un’occasione di riflessione e di scambio su un problema che da numerose
organizzazioni internazionali – quali l’ONU, il Consiglio d’Europa, l’Organizzazione mondiale
della sanità, e molte altre – è stato riconosciuto come un grave e diffuso problema sociale,
che produce serie conseguenze sulla salute fisica e psicologica delle donne che ne sono
vittima e in alcuni casi, purtroppo non così rari, la morte. In Italia, secondo i risultati della
prima indagine nazionale sulla violenza alle donne, condotta dall’ISTAT nel 2006, il 14%
delle donne - 2 milioni 938.000 - ha subito almeno un atto di violenza fisica o sessuale da
partner o ex partner nell’arco della vita; nel 67% dei casi si tratta di violenze che si sono
ripetute. Nel 2005, 1271 donne sono state accolte e/o ospitate dai Centri antiviolenza a
livello regionale; la Casa delle donne di Bologna, da sola, ne ha accolte 350.
L’importanza di luoghi che offrono sostegno alle donne che chiedono aiuto a causa delle
violenze subite, promuovendo libertà e autonomia laddove la violenza interpersonale
annichilisce, così come la necessità di politiche di intervento su questo versante, è oramai
da diversi anni oggetto di un dibattito ampio e approfondito. Un ruolo di fondamentale, su
questo versante, l’hanno avuto i Centri antiviolenza, sorti in molti paesi dalle esperienze
del movimento politico delle donne.
Meno spesso e solo in tempi più recenti, nel nostro paese, la questione della violenza nelle
relazioni di intimità è stata messa a fuoco nei termini di comportamenti violenti maschili da
2
controllare, ridurre ed eliminare: questo è il punto di vista privilegiato dal progetto, alla cui
base stanno alcune consapevolezze. Da una parte la consapevolezza del peso greve,
individuale e sociale, dell’impunità di condotte profondamente lesive dell’integrità
psicofisica individuale, dall’altra la consapevolezza dell’insufficienza e/o contraddittorietà
della risposta penale; da una parte la consapevolezza del limite dell’intervento individuale,
rispetto ad un problema che ha profonde radici sociali e culturali, dall’altra la
consapevolezza che qualcosa bisogna fare per rispondere alla domanda di aiuto che viene
lanciata insistentemente da chi di questa violenza subisce pesantemente le conseguenze
ma che qualche volta nasce spontanea anche in chi la violenza la agisce.
Una strategia nuova per il contesto italiano, ma diffusa in diversi paesi europei e
americani, consiste nell’aprire e sviluppare programmi terapeutici e/o rieducativi per
uomini che usano violenza. Essi funzionano a volte come alternative alla carcerizzazione,
altre volte si attivano direttamente su richiesta di aiuto dell’aggressore, che si rende conto
di avere un problema. Le questioni, i punti di domanda che la implementazione di questi
programmi solleva sono tanti. Fra quelli più studiati e dibattuti in letteratura vi è la
contraddizione di “sottoporre” ad un programma di intervento o di farvi partecipare
spontaneamente, chi un aiuto non chiede, perché non riconosce di avere un problema; vi
è la difficoltà di rendere continuativa la partecipazione, elemento fondamentale ai fini
dell’efficacia; vi è il rischio che un programma di intervento si trasformi in una falsa
alternativa alla criminalizzazione, ovvero che esso si traduca in una forma di impunità più
aggiornata; vi è il rischio che essi producano una diversione delle risorse pubbliche,
sempre scarse, a scapito delle donne che subiscono violenza e che si crei, su questo
versante, una competizione negativa.
Questo progetto Daphne, della durata di due anni, è diretto a sensibilizzare la cittadinanza,
e chi opera nel sociale, sul problema dei comportamenti violenti maschili contro le donne
nelle relazioni di intimità, nella direzione di un’assunzione di responsabilità da parte degli
uomini; a esplorare le questioni che si aprono in relazione al che fare con coloro che
questa violenza la usano; a verificare l’opportunità di introdurre anche nel nostro paese
programmi terapeutici e/o rieducativi per uomini che usano violenza, e se sì a che
condizioni. Esso prevede attività di ricerca e di formazione. Vi partecipano in qualità di
partner europei la Spagna (Barcellona) e la Grecia (Atene), che come l’Italia hanno ancora
poco sviluppato questo ambito di intervento; vi partecipa la Norvegia (Oslo) che annovera
una delle esperienze più interessanti e più significative di intervento con uomini che usano
violenza a livello europeo: Alternative alla violenza (ATV), un Centro nato alla fine degli
anni ’80.
Fonte
Casa delle donne Ufficio Promozione