Cenni di storia della danza dai Greci al XIII° secolo
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

Cenni di storia della danza dai Greci al XIII° secolo

Per i Greci la danza costituiva una delle attività più importanti per l’armonioso sviluppo dell’individuo e per la coesione dell’intera società.

Per i Greci la danza costituiva una delle attività più importanti per l’armonioso sviluppo dell’individuo e per la coesione dell’intera società. Per essi il danzare comprendeva molti diversi tipi di attività basate su movimenti ritmicamente ordinati: l’addestramento militare, la lotta, la ginnastica, il gioco ritmico con la palla, i giochi infantili, le processioni, la recitazione gestuale dell’attore, i movimenti e i gesti compiuti nei riti, ecc. L’iconografia mostra le baccanti impegnate nella danza con l’abbigliamento in disordine, la testa e le braccia rovesciate all’indietro, la schiena e il busto flessi e in torsione, i capelli scarmigliati, le mani che impugnano sonagli, le gambe divaricate, oppure accucciate a terra con una gamba protesa in avanti. Molti filosofi dell’antica Grecia si sono interessati alla danza: Platone parla della danza nelle Leggi e nella Repubblica (IV sec. a.C.) e ritiene che la danza ha origine dal desiderio spontaneo del corpo dei giovani di muoversi; questo istinto è tipico anche degli animali, ma solo nell’uomo assume una forma ordinata e consapevole, grazie al ritmo e all’armonia, principi costitutivi della danza. Platone distingue tra danze “buone” e “cattive”: le prime sono le danze armoniose, severe e gravi, che hanno come loro fine la bellezza e la bontà (ciò che è buono è anche bello, e viceversa per Platone); le seconde sono danze deformi e indecenti, che imitano il brutto e il ridicolo. Per Luciano da Samosata la danza è nata dall’amore ed ha avuto origine nelle danze cosmiche degli astri, dal moto dei cieli e dalla loro armonia. Essa è dono divino, forma di perfetta adorazione, presente in tutti i culti. Il danzatore ha il dono di illustrare, tramite i gesti e i movimenti del corpo, i sentimenti, gli usi e le passioni umane. A Roma nacque la “pantomima”: un solo attore-danzatore mimava una vicenda ricavata dai temi della tragedia greca; tramite la recitazione gestuale, ben presto tale ballo degenerò, divenendo sempre più volgare e deliberatamente erotico. Contro i danzatori e pantomimi si scagliò ben presto la Chiesa cristiana; nonostante tutto, continuarono comunque a coltivare la danza, la musica, la pantomima. A partire dal III-IV sec. d.C. la Chiesa, alla ricerca di una maggiore autorità e nel tentativo di arginare la pluralità dei culti e di riti che si erano sviluppati nell’ambito della comunità cristiane, cominciò a considerare inadatta la presenza della danza nei luoghi sacri. Contro la danza si era apertamente schierata la Chiesa: per tutto l’Alto Medioevo sino al XII-XIII sec., le uniche testimonianze sulla danza sono costituite dalle numerose condanne e scomuniche della Chiesa. Ciò non significa che durante il Medioevo non si ballasse, o che la danza non rivestisse un ruolo e una funzione rilevante nella società del tempo.

 

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