La danza e il respiro (III parte)
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

La danza e il respiro (III parte)

Secondo le teorie inerenti la danzaterapia, il respiro, il “soffio vitale” anima il movimento ed il ritmo della nostra complessione materica.

Secondo le teorie inerenti la danzaterapia, il respiro, il “soffio vitale” anima il movimento ed il ritmo della nostra complessione materica. La vita è il prodotto della sua attività che si determina come essenza vivente e pensante, dotata di pilota automatico, nel senso che può svolgersi al di là della nostra capacità di intenderla, oppure autorivelarsi se l’io converge verso di lei. Il soffio ha una forza autonoma e procede dentro di noi anche quando noi non vi poniamo attenzione. Abbandonarsi al respiro, rilassando il fisico, significa immergersi nell’ascolto dello scorrere delle cose, risparmiando una quantità incredibile di forze, perché finalmente il corpo e la mente si conciliano. La combinazione di rilassamento, movimento rallentato e movimento totale può dare risultati enormi nella cura di tutte le malattie funzionali ed aumentare il potenziale energetico. L’energia è il fattore principale che anima i corpi terrestri e celesti. E’ la sua corrente che spinge a scegliere, a rifiutare, a amare o a odiare, a lavorare, a creare. Percepire questo patrimonio che è dentro e fuori di noi dovrebbe essere la nostra attività principale. Bisognerebbe imparare a respirare morbidamente e ad ascoltare i messaggi che ci arrivano da fuori e da dentro noi stessi, ricordandosi che niente di quello che viene a galla deve essere represso o giudicato e che dobbiamo mantenere un atteggiamento rilassato e neutrale. Essere così “arresi” a vivere, qualunque cosa arrivi, rendendoci comunque attivi utilizzando le doti di cui siamo forniti, dovrebbe essere l’obiettivo da raggiungere. In tutto questo, svolgono un ruolo centrale l’attenzione e la concentrazione. Essere attenti significa leggere dall’esterno, ossia guardare con sufficiente distacco; più osserviamo, più riusciamo a cogliere il punto centrale ed essere padroni della situazione. Importante è la direzione dello sguardo, la pulizia con cui lo si conduce e la fermezza: conta la genuinità ovvero la sincera intensità con cui si manifesta la nostra forza vitale. Occorre imparare a coordinare l’attenzione con il respiro e con l’ascolto, sviluppare cioè un atteggiamento di comprensione e di accoglienza , quello capace di guardare alla globalità dei fenomeni e di salvare dall’abitudine di separare. Ed infatti solamente la disponibilità al rapporto è in grado di tradurci nell’immenso, di farci sentire l’ebbrezza dell’eterno.

 

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