Delsarte e l’espressione artistica del performer
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

Delsarte e l’espressione artistica del performer

Voce, gesto e parola sono movimenti che creano l’espressione artistica del performer; in modo particolare il gesto è l’agente diretto dell’anima, pura espressione dell’ “affectus”, il momento in cui tutto

Voce, gesto e parola sono movimenti che creano l’espressione artistica del performer; in modo particolare il gesto è l’agente diretto dell’anima, pura espressione dell’ “affectus”, il momento in cui tutto l’essere si concentra e può essere colto grazie alla simultaneità della visione. Dalla voce nasce la musica, dal gesto la danza e il ballo e dalla parola la poesia, tutte le arti sono un’unica arte: l’unità è garantita dal fatto che ogni singola arte, ogni genere spettacolare ed ogni tipologia sono il riflesso delle medesime leggi universali. Ne consegue che l’arte, essendo espressione del Bene, del Vero e del Bello, non può essere arte fine a se stessa.
Inoltre, Delsarte ritiene che il gesto abbia una stretta correlazione con l’interiorità dell’uomo, attraverso delle leggi che fanno sì che la verità sia scoperta e comunicata nel momento in cui un sentimento è messo in rapporto con un gesto specifico. Per questo motivo Delsarte critica l’insegnamento delle scuole di declamazione che a suo avviso ignorano il gesto e riducono le possibilità d’espressione dell’animo umano. Infatti, il nucleo originario della gestualità è raggiungibile solamente grazie alla rivelazione divina che è causa d’intuizione portando aldilà della storia, delle abitudini sociali e dei diversi fattori variabili legati alla vita. Delsarte cerca di coniugare sensibilità e ragione ed invita il performer a calarsi completamente nella sua parte, studiandola fin nei più minimi particolari, in modo che, una volta completamente immedesimato nel ruolo, potrà lasciare libero spazio a movimenti inconsci e spontanei, creando così quello spazio interno in cui l’intuizione, la rivelazione divina, può manifestarsi attraverso di lui.
L’aspetto più interessante della sua teoria vede la topografia del corpo secondo lo schema trinitario di derivazione platonica, ossia il corpo viene idealmente visto come diviso in tre parti, a loro volta ulteriormente suddivisibili in tre, fino al raggiungimento del numero nove, considerato il numero dell’armonia: la testa viene collegata allo spirito, il tronco alle qualità ‘animiche’ e gli arti alla componente vitale. Questa rappresentazione statica mostra l’uomo in potenza e nel contempo ne esalta nel gesto presente l’espressione dinamica, il suo essere in atto. La natura interiore del gesto è definita da una serie di elementi: prima di tutto dal rapporto fra le diverse componenti organiche (ad esempio, compiere un’azione e nel contempo una parte del corpo ne tocca un’altra), secondariamente dal ritmo sia della parola che del corpo stesso ed infine dalla direzione del gesto e dal suo rapporto con lo spazio.

 

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