A cavallo del XX secolo: Delsarte e l’esthétique appliquée
L’attenta indagine ed il ripensamento teorico che avviene sul ballo nel passaggio tra il XIX e XX secolo porta allo sviluppo di una nuova visione dell’uomo e delle sue potenzialità espressive e comunicative.
L’attenta indagine ed il ripensamento teorico che avviene sul ballo nel passaggio tra il XIX e XX secolo porta allo sviluppo di una nuova visione dell’uomo e delle sue potenzialità espressive e comunicative. Questa nuova concezione dell’uomo è il frutto di un’epoca precedente connotata da un’ideologia e da un’estetica che esaltano l’artista, sia esso cantante, attore o ballerino, facendone spesso un eroe o protagonista di drammi ed opere. Questa è l’epoca romantica in cui vive Francois Delsarte (1811/1871), epoca in cui l’artista non è più creatore di un bello esteriore che lo annulla nell’opera d’arte, bensì diviene opera d’arte egli stesso. Delsarte pone estrema attenzione alla crescita personale e all’espressività del singolo artista, divenendo così “ispiratore profetico” della danza moderna. Delsarte scopre la potenza e la duttilità del gesto e della mimica che ritiene superiori alla voce ed alla parola, tanto che quest’ultima perderebbe molto di significato e di potere comunicativo senza il gesto, e ritiene che la verità dell’espressione sia il risultato di una perfetta corrispondenza tra dimensione emotiva, il sentimento, e scelta mimica esteriore, l’azione gestuale.
Attraverso un’osservazione attenta della realtà, infatti, Delsarte scopre ciò che diverrà il fulcro della sua esthétique appliquée: la “legge di corrispondenza” fra lo status interiore e la sua manifestazione esteriore, ossia il grado d’intensità emotiva e la vitalità si esprimono con verità attraverso precise posture e atteggiamenti del corpo. Delsarte pone in primo piano il corpo dell’attore, un corpo creato a immagine e somiglianza di Dio e nel contempo involucro pesante da plasmare e ripulire in modo da gradualmente raggiungere l’essenza che racchiude al suo interno, cosicché il raffinamento e la sottigliezza del corpo permetteranno sul palcoscenico la rivelazione della perfezione dell’Idea: “L’arte è lo strumento di mediazione fra il Divino e l’umano, è forma che rivela l’Uno dietro il molteplice, il cosmo dietro il caos.” Il principio essenziale ed il fine stesso dell’arte divengono dunque il Bello, il Vero ed il Bene.