Cenni di storia della danza nel XIX° e XX° secolo
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

Cenni di storia della danza nel XIX° e XX° secolo

Il XIX secolo rappresenta il trionfo della danza di coppia: le singole coppie sono assorbite principalmente da se stesse, non danzano per esibirsi come nei secoli precedenti, mentre la danza collettiva, di gruppo, perde importanza, anche se esistono diversi

Il XIX secolo rappresenta il trionfo della danza di coppia: le singole coppie sono assorbite principalmente da se stesse, non danzano per esibirsi come nei secoli precedenti, mentre la danza collettiva, di gruppo, perde importanza, anche se esistono diversi balli collettivi.
I danzatori non si applicano più a studiare i passi e le figurazioni dei balli: la danza non è più considerata un’arte impegnativa che riveste un’importanza cerimoniale e sociale, bensì diviene un divertimento mondano, un gioco, ed è autonomo dalla servitù all’opera lirica
. Il balletto del XIX secolo conquista una “tecnica”: l’elevazione della danzatrice sulla punta del piede che si chiamava il balletto romantico (oggi danza classica). Sino al XVIII sec. inizio XIX, la tecnica della ballerina non si era mai eccessivamente diversificata da quella del ballerino uomo. Il XIX va ricordato come il secolo della supremazia delle grandi danzatrici romantiche: la danza maschile è posta in secondo piano e ha soprattutto il compito di far risplendere la grazia femminile. Il bravo danzatore è il bravo porteur, colui che solleva in aria la danzatrice e che la sorregge nei suoi pericolosi e difficili equilibri sulla punta del piede. La danza sulla punta del piede non va considerata solo come punto tecnico: è un mezzo espressivo che la sensibilità romantica sceglie per esprimere certi suoi ideali e sogni. La ballerina adesso interpreta non più personaggi della mitologia classica o creature terrestri, bensì esseri sospesi tra cielo e terra: ninfe, silfidi, fate dei boschi, ecc. Il suo abbigliamento è il tutù che libera le braccia e le gambe e che rende impalpabile e immateriale il corpo, e le scarpe sono senza tacco, con rinforzo sulla punta. La ballerina si trasforma in “idea”, in spirito puro: rappresenta l’anima stessa dell’uomo che si libra nei suoi slanci, ormai libera.
Nel XX sec. le esigenze “rivoluzionarie”, che nascono agli inizi del secolo, scuotono tutti i linguaggi artistici, manifestandosi così anche nella danza che, ormai caduta in un vuoto formalismo, era divenuta una lingua “morta”, non più in grado di esprimere le inquietudini e le profonde trasformazioni sociali e culturali del proprio tempo. Uno dei più noti tra i balli di società del XX sec. fu il tango, nato in Argentina alla fine del XIX sec. da ritmi cubani, nell’ambiente cittadino dell’emarginazione e della malavita: era una danza di coppia, nelle quale l’uomo e la donna danzavano strettamente avvinghiati, con movimenti e atteggiamenti erotici. Anche dopo il 1930 la danza di società ha continuato a ricercare ispirazione nei ritmi e nei balli di origine afro- americana come il samba e le danze jazz (di carattere libero ed improvvisato). Il twist e lo shake degli anni ’70 segnano la fine delle danze di coppia tradizionali, in quanto potevano essere eseguiti in gruppo, ma singolarmente, senza rapporto con un partner. A risollevare le sorti del balletto furono i “Balletti Russi” di Sergej Diaghilev (1872- 1929) colui che pose le premesse per la nascita del balletto moderno. La figura di Diaghilev fu fondamentale: comprese che il balletto doveva essere una creazione unitaria, alla quale tutte le arti (pittura, musica, danza) dovevano collaborare. Per quasi vent’anni selezionò e spesso scoprì i maggiori talenti artistici del suo tempo, e permise loro di lavorare fianco a fianco. Sino ad allora il balletto si era servito per lo più di mestieranti in campo musicale, mentre Diaghilev convinse i maggiori compositori, insieme a scenografi e costumisti dell’epoca, a creare appositamente per il balletto.

 

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