Atteggiamenti e valori della donna italiana nei confronti della maternità
societa
18 Febbraio 2010 amministratore

Atteggiamenti e valori della donna italiana nei confronti della maternità

Atteggiamenti e valori della donna italiana nei confronti della maternità A questo punto, è d'obbligo chiedersi come la donna italiana viva la sua maternità.

Atteggiamenti e valori della donna italiana nei confronti della maternità

 

La società italiana è ben nota per essere altamente familistica e per essere stata caratterizzata, fino ai nostri giorni, da quello che molti sociologi hanno chiamato il "complesso della Grande Madre", già presente nella cultura etrusca, e prevalente nella cultura matriarcale degli italici, prima che sparisse a causa dei conquistatori romani del VII secolo a. C.

 

La personalità dell'italiano, sembra quindi storicamente legata al "mammismo", ad una relazione di dipendenza privilegiata con la figura materna, simbolo di protezione e sicurezza. In effetti, nella cultura tradizionale, la maternità è vissuta dalla donna italiana come un'affermazione di tutta la propria femminilità, il momento a partire dal quale ella può acquistare in famiglia un ruolo non secondario riconosciuto dal maschio.

 

 

 

 

In questo contesto, però, non dobbiamo dimenticare un aspetto importantissimo dell'essere madre nella nostra società, che ha contribuito alla diminuzione dei tassi di natalità e che è fra i primi responsabili del nuovo assetto della famiglia italiana: l'affermazione delle donne nel campo del lavoro.
La maternità, infatti, intesa come il periodo concesso dalle aziende alle future mamme, che si protrae di solito dal settimo mese di gravidanza al terzo mese dopo il parto, è una conquista ottenuta in tempi recenti (legge n° 1204 del 1971), ed è esigibile, solo in condizioni lavorative regolari, infatti, tutto il mondo sotterraneo del lavoro nero, ne è ovviamente escluso.
Ci sono casi in cui anche in una situazione di assunzione regolare, si impone alla dipendente, pena il licenziamento, di non usufruire di tale agevolazione, e nonostante le aziende si professino a parole a favore delle donne nel loro organico, molte volte, evitano di assumere donne, che andando in maternità arrecano un "danno" economico all'azienda, che è costretta per quel periodo a pagare uno stipendio a "vuoto", quando non deve anche prendere qualcuno che sostituisca la persona in questione.

 

 

 

 

 

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