IL CINEMA ITALIANO
Recessione economica: è una fase di rallentamento della crescita economica, causato da molteplici fattori: alto
I
TEMPI DI FRANCESCA BERTINI E LYDA BORELLI
I primi metri di pellicola
girati in Italia, pochi mesi dopo la sensazionale scoperta dei fratelli
Lumière, non hanno ripreso l'arrivo di un treno o l'uscita degli
operai da una fabbrica, ma l'ascetica figura di Leone XIII, il Papa
della Rerum Novarum, che benedice la macchina da presa. Un gesto benaugurante!
L'industria cinematografica italiana nasce fra il 1903 e il 1908 sulla
scorta di tre importanti case di produzione: la Cines, nata a Roma per
iniziativa di Filoteo Albertini, che aveva i suoi studi in Via Vejo,
l'Ambrosio di Torino che spaziava dal film a soggetto comico a quello
a soggetto drammatico, puntando anche sui primi cinegiornali, e l'Itala
film.
Altri stabilimenti di produzione sorgono a Milano e a Napoli: copie
di film italiani cominciano a partire per l'estero e il cinema italiano
diventa in breve una delle industrie più importanti del settore.
Se negli USA nasce e si sviluppa il western, in Italia, come nel resto
dell'Europa, grande impulso ha la produzione del film storico, soprattutto
di ambientazione classico-romana, che alla vigilia della prima guerra
mondiale conquista un vero e proprio primato di consensi nell'Europa,
muoveva i primi passi sulla strada della cinematografia.
La presa di Roma (1904) di Filoteo Albertini è il primo film
del genere girato in Italia e ben presto arrivano sullo schermo altri
film, popolati dai personaggi dell'antica Roma tra i quali Nerone, Messalina,
Giulio Cesare, Cleopatra, Spartaco. Diventano ben presto famosi Ultimi
giorni di Pompei (1908) di Ambrosio (notevole è anche la verione
di Caserini del 1913) Marcantonio e Cleopatra e Quo vadis (1913) di
Guazzoni e Cabiria realizzato da Pastrone nel 1913.
Accanto al film storico in questo periodo comincia a riscuotere successi
il dramma passionale, in cui si intravede un tentativo di realismo psicologico,
e di cui Lyda Borelli e Francesca
Bertini furono le prime dive: prototipo del genere è Ma l'amor
mio non muore (1913) con Mario Bonnard e Lyda Borelli, e Assunta Spina
(1915) con Francesca Bertini.
Foto Assunta Spina del 1915
Al fianco del melodramma
e del genere comico si fa strada il filone realistico, nel quale si
innestano la letteratura verista e la narrativa meridionale. Di questo
filone fanno parte film come Sperduti nel buio (1914), considerato un
antenato del neorealismo; Assunta Spina (1915), ambientato nei "bassi"
napoletani e interpretato con molta aderenza alla drammaticità
del testo da Francesca Bertini; Cenere (1916), tratto dalle pagine di
Grazia Deledda e interpretato da Eleonora
Duse.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, il
cinema comincia ad attirare anche gli intellettuali, che in un primo
momento l'avevano guardato con diffidenza non riconoscendogli alcuna
qualità artistica.
Per oltre dieci anni, dall'ultima età del muto e ai primi esordi
del cinema sonoro, il cinema italiano non diede prove di bravura, anche
a causa dell'inquieto clima politico e sociale, e delle difficoltà
economiche, si limitò infatti, ad esistere in maniera insignificante
e incolore; ma sul finire degli anni '20 e agli inizi degli anni '30,
cominciò a delinearsi la rinascita.
Il merito dell'improvvisa ventata di rinnovamento fu soprattutto di
tre giovani registi: Alessandro Blasetti,
Mario Camerini e Augusto Genina.
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"Gli uomini che mascalzoni"
di Mario Camerini (1932) |
La produzione più commerciale di questo
periodo è conosciuta con il nome di "cinema dei telefoni
bianchi", in cui l'idea dello sfarzo e del lusso era comunicata
da immancabili telefoni bianchi negli interni di palazzi fintamente
sfarzosi, abitati da commendatori galanti e da nobili improbabili.
Una delle attrici più rappresentative di queste produzioni
è Alida Valli, che
deve la sua popolarità a questo fortunato periodo, anche
se seppe dimostrare, in seguito, di avere doti drammatiche e uno
spessore recitativo, che la fecero conoscere anche all'estero.