IL CINEMA ITALIANO
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

IL CINEMA ITALIANO

Recessione economica: è una fase di rallentamento della crescita economica, causato da molteplici fattori: alto

I TEMPI DI FRANCESCA BERTINI E LYDA BORELLI

I primi metri di pellicola girati in Italia, pochi mesi dopo la sensazionale scoperta dei fratelli Lumière, non hanno ripreso l'arrivo di un treno o l'uscita degli operai da una fabbrica, ma l'ascetica figura di Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum, che benedice la macchina da presa. Un gesto benaugurante!
L'industria cinematografica italiana nasce fra il 1903 e il 1908 sulla scorta di tre importanti case di produzione: la Cines, nata a Roma per iniziativa di Filoteo Albertini, che aveva i suoi studi in Via Vejo, l'Ambrosio di Torino che spaziava dal film a soggetto comico a quello a soggetto drammatico, puntando anche sui primi cinegiornali, e l'Itala film.
Altri stabilimenti di produzione sorgono a Milano e a Napoli: copie di film italiani cominciano a partire per l'estero e il cinema italiano diventa in breve una delle industrie più importanti del settore.
Se negli USA nasce e si sviluppa il western, in Italia, come nel resto dell'Europa, grande impulso ha la produzione del film storico, soprattutto di ambientazione classico-romana, che alla vigilia della prima guerra mondiale conquista un vero e proprio primato di consensi nell'Europa, muoveva i primi passi sulla strada della cinematografia.
La presa di Roma (1904) di Filoteo Albertini è il primo film del genere girato in Italia e ben presto arrivano sullo schermo altri film, popolati dai personaggi dell'antica Roma tra i quali Nerone, Messalina, Giulio Cesare, Cleopatra, Spartaco. Diventano ben presto famosi Ultimi giorni di Pompei (1908) di Ambrosio (notevole è anche la verione di Caserini del 1913) Marcantonio e Cleopatra e Quo vadis (1913) di Guazzoni e Cabiria realizzato da Pastrone nel 1913.
Accanto al film storico in questo periodo comincia a riscuotere successi il dramma passionale, in cui si intravede un tentativo di realismo psicologico, e di cui Lyda Borelli e Francesca Bertini furono le prime dive: prototipo del genere è Ma l'amor mio non muore (1913) con Mario Bonnard e Lyda Borelli, e Assunta Spina (1915) con Francesca Bertini.
Foto Assunta Spina del 1915

Al fianco del melodramma e del genere comico si fa strada il filone realistico, nel quale si innestano la letteratura verista e la narrativa meridionale. Di questo filone fanno parte film come Sperduti nel buio (1914), considerato un antenato del neorealismo; Assunta Spina (1915), ambientato nei "bassi" napoletani e interpretato con molta aderenza alla drammaticità del testo da Francesca Bertini; Cenere (1916), tratto dalle pagine di Grazia Deledda e interpretato da Eleonora Duse.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, il cinema comincia ad attirare anche gli intellettuali, che in un primo momento l'avevano guardato con diffidenza non riconoscendogli alcuna qualità artistica.
Per oltre dieci anni, dall'ultima età del muto e ai primi esordi del cinema sonoro, il cinema italiano non diede prove di bravura, anche a causa dell'inquieto clima politico e sociale, e delle difficoltà economiche, si limitò infatti, ad esistere in maniera insignificante e incolore; ma sul finire degli anni '20 e agli inizi degli anni '30, cominciò a delinearsi la rinascita.
Il merito dell'improvvisa ventata di rinnovamento fu soprattutto di tre giovani registi: Alessandro Blasetti, Mario Camerini e Augusto Genina.

"Gli uomini che mascalzoni"
di Mario Camerini (1932)

La produzione più commerciale di questo periodo è conosciuta con il nome di "cinema dei telefoni bianchi", in cui l'idea dello sfarzo e del lusso era comunicata da immancabili telefoni bianchi negli interni di palazzi fintamente sfarzosi, abitati da commendatori galanti e da nobili improbabili. Una delle attrici più rappresentative di queste produzioni è Alida Valli, che deve la sua popolarità a questo fortunato periodo, anche se seppe dimostrare, in seguito, di avere doti drammatiche e uno spessore recitativo, che la fecero conoscere anche all'estero.

 

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