Poetessa. Nacque a Brescia, figlia maggiore del conte Francesco Gàmabara, signore di Pratalbonio, e di Alda Pio. Discendente da una famiglia che contava due donne umaniste, ricevette un'educazione classica eccellente. Le sue prime poesie sono riconducibili agli anni dell'adolescenza, Veronica Gàmbara viene infatti citata sia da Giovanni Filoteo Achillini, che da Pietro Bembo, con il quale avrebbe avuto uno scambio di sonetti.
A ventiquattro anni sposò, per procura, suo cugino Gilberto X di Correggio. Dalla loro unione nacquero due figli, il primo, Ippolito, i cui padrini erano stati Isabella d'Este e Ippolito d'Este, divenne un condottiero come il padre. Il secondo, Girolamo, intraprese la carriera ecclesiastica. La vita coniugale di Veronica, che era stata fino a quel momento felice, finì improvvisamente nel 1518, quando Girolamo morì. I Correggio, che erano stati una famiglia di guerrieri, come anche i Gàmabara, per aumentare le scarse entrate provenienti dai loro possedimenti, si offrivano come condottieri per i signori degli Stati più potenti d'Italia. Veronica ebbe, quindi, sempre un rapporto molto ravvicinato con la guerra.
Spostatasi a Bologna, per l'incoronazione dell'imperatore Carlo V (1529-30), ebbe l'occasione di incontrare diverse personalità del mondo politico e letterario, che divennero amici per la vita. Ritornata a Correggio, era solita ricevere i suoi amici nel famoso "Casino delle delizie", e dal 1530, la sua fama di poetessa si era sparsa per tutta la penisola.
Le sue poesie vennero pubblicate in diverse antologie, a partire dal 1535, e ben 150, delle sue molte lettere, sono giunte fino a noi. L'ultima, indirizzata a Gaspare da Orato, la scrisse sul letto di morte.
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