La vita quotidiana nella Roma Antica
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

La vita quotidiana nella Roma Antica

L'antica Roma Donne in casa, nella parte riservata a loro (gineceo)

L'antica Roma

Donne in casa, nella parte riservata a loro (gineceo)
Museo di Atene

Nella penisola italiana, in tempi precristiani, la figura della madre ha sempre rappresentato un richiamo alla fertilità, al mistero della nascita e della vita che si rinnova, tanto che vi erano numerose feste e celebrazioni in suo onore.
Anche la festa della mamma, infatti, ha un suo corrispettivo romano.

 

 

La buona sposa
(Parigi, Biblioteca Nazionale)

A Roma, le donne erano considerate dagli uomini, tranne i casi di fanciulle appartenenti a famiglie facoltose, essenzialmente secondo la loro capacità di essere madri. La giornata delle donne romane trascorreva, esclusivamente in casa, occupata dalle incombenze quotidiane, la castità e la pudicizia (riservatezza, senso del pudore) erano le caratteristiche della buona sposa, che doveva stare sempre al suo posto e non interferire nella vita del marito.

 

 

 

 

Donne alla fontana
(Londra, British Museum)

Le donne appartenenti alle famiglie più facoltose potevano disporre di schiave, per svolgere gli incarichi domestici più faticosi, mentre le donne del popolo dovevano fare tutto da sole, l'educazione dei bambini, però non era compito adatto a loro, infatti dopo i primi anni di vita, questa era demandata ad altri.

Questo ruolo quasi unidimensionale delle donne non distingue Roma da altre società antiche, né, più in generale, da buona parte delle società umane prima dell'emancipazione delle donne in epoca industriale.

Gli inizi del Cristianesimo

Con l'affermazione della religione Cristiana, le cose non cambiano di molto. Solo la madre di Dio, Maria Vergine occupa un posto di riguardo in una religione omocentrica come il cattolicesimo, ne sono conferma le innumerevoli feste a lei dedicate, proprio in virtù del suo essere madre e vergine allo stesso tempo.

Donna con bambino (Roma, Catacombe di Priscilla)

Nonostante ciò, agli inizi del cristianesimo, la donna gode di credito come religiosa, tanto che in molte, anche se spose e madri, diventano sante grazie al loro spirito di abnegazione verso la nuova fede che le conduce felici al martirio.

In seguito, però, la religione cristiana, cominciò a considerare la donna un essere impuro, molto più vicino dell'uomo al peccato, a causa della sua natura "diabolica".
L'unica cosa che può riscattarla, è il dono di dare la vita, la capacità di rinnovare il mistero del concepimento e della nascita, questo determina una scissione fra la donna e la madre. Se la prima è di natura "diabolica", la seconda si porta al di sopra di questa sua condizione attraverso la maternità, che deve avvenire, però, solo all'interno dell'unione legittima.

La figura della moglie e della madre poi viene, quindi, consacrata nella religione cattolica per mezzo del matrimonio, che diventa il fondamento della società cristiana. Attraverso l'elevata considerazione che la Chiesa Cattolica attribuisce al matrimonio e alla famiglia legittima, si realizza il controllo degli impulsi carnali e dei rapporti sessuali liberi, che assumono connotazioni negative e vengono considerati peccati.

L'immagine - tanto cara alla Chiesa - della donna sposa casta e prolifica diviene immediatamente un caposaldo dalla nostra cultura, e forte anche delle tradizioni romane, assorbite dalla religione cristiana, non conoscerà momenti di oscurità.

Sottomissione religiosa e sottomissione familiare sono legate indissolubilmente, la donna non ha una vita pubblica, le è vietato infatti parlare in pubblico e insegnare. E' stata Eva a farsi sedurre dal peccato, non Adamo, rivelando una debolezza caratteriale, tipica delle donne, non adatta a sostenere ruoli pubblici o ad esprimere le proprie opinioni.

 

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