La vita quotidiana nella Roma Antica
cultura
10 Ottobre 2009 amministratore

La vita quotidiana nella Roma Antica

L'istruzione Bassorilievo scuola

L'istruzione

Bassorilievo scuola

L'istruzione, come molti altri aspetti della vita dei romani, era legata alla classe sociale di appartenenza. Le famiglie meno agiate non potevano permettersi, di far studiare i figli, che quindi, sin dalla primissima infanzia, si dedicavano al lavoro nei campi. Comunque, in generale, i bambini imparavano nozioni, necessarie alla vita di tutti i giorni, relative soprattutto all'agricoltura ed all'allevamento.
Nel bassorilievo ritratto nella foto, uno schiavo greco impartisce lezioni ai figli dei suoi padroni
Presso le famiglie più agiate, verso i sei anni, i bambini venivano avviati, dal padre, alla lettura, alla scrittura, alla grammatica, all'aritmetica ed alla storia. Si trattava di nozioni elementari, funzionali alla vita quotidiana ed ispirate al famoso pragmatismo romano. La storia veniva tramandata oralmente di padre in figlio. La poesia non era studiata, né vi erano poeti latini; semmai, presso le famiglie patrizie, i ragazzi imparavano il greco e la lirica greca. Scarse le nozioni di medicina: le malattie, secondo gli antichi romani, erano causate dagli dei, per cui a loro bisognava rivolgersi per la guarigione!
Quando non studiavano, i ragazzi andavano a lavorare nei campi, seguendo la strada dei propri avi.
La formazione del ragazzo si completava nell'esercito. All'età di sedici anni i maschi erano chiamati a prestare, per diversi anni, servizio sotto le armi, premessa indispensabile per accedere alla pubblica carriera.

L'istruzione nell'età imperiale (dal II° secolo d.C.).

Pallottoliere romano

I genitori delle famiglie agiate non si occupano più dell'istruzione dei propri figli: appena nati, i bambini vengono affidati ad una nutrice, greca, se possibile (per far imparare fin da piccolissimi questa lingua importantissima, la cui conoscenza era anche un segno di distinzione sociale).
Verso i sette anni, bambini e bambine imparavano a leggere e scrivere da un maestro personale, anche in questo caso si prediligevano schiavi colti, d'origine greca. Tra i 12 ed i 15 anni le donne smettevano di studiare, per sposarsi.
Il pallottoliere, con cui i bambini romani imparavano l'aritmetica
I ragazzi invece proseguivano gli studi, concentrandosi su: la storia, la retorica, la letteratura classica (greca ovviamente!). Era, questa, una fase formativa, importante per l'inserimento del giovane nella società e nel ceto di appartenenza. Frequentare il foro, i ginnasi, le palestre, i bagni pubblici, il circo, il teatro, le associazioni (collegia juvenum) di maschi adulti faceva parte degli "studi", in quanto si stringevano amicizie politiche, rilevanti per il futuro.
A questa fase, ne seguiva un'ulteriore, consistente nell'apprendimento di professioni: quella dell'avvocato era la più richiesta.
I ceti poveri, invece, spesso non potevano permettersi una nutrice, e la madre si occupava dei figli, fin dalla loro nascita. Verso i sette anni, i bambini venivano mandati in scuole elementari, gestite da un maestro, scarsamente pagato dai genitori. Queste scuole accoglievano bambini, maschi e femmine, d'età compresa fra i sette ed i dodici anni. Si trattava di luoghi malsani, ove si prediligeva un apprendimento nozionistico ed essenziale, al fine di ultimare in fretta "l'istruzione" dei figli, per poterli inserire il più presto possibile nel lavoro.

 

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