IL CINEMA ITALIANO
IL PERIODO 1975 - 1987 La crisi che alla fine degli anni '70 si è abbattuta sul cinema europeo, è da addebitarsi all'espandersi della
La crisi che alla fine
degli anni '70 si è abbattuta sul cinema europeo, è da
addebitarsi all'espandersi della televisione e in particolar modo delle
reti private, che hanno diffuso a ritmi impressionanti la vecchia produzione
cinematografica, cercando di accaparrarsi i diritti anche su quella
più recente.
L'esigenza di produrre e realizzare opere sempre più coinvolgenti,
in modo da competere con il mezzo televisivo, in questo periodo diventa
un assillo, si assiste infatti al fiorire di quella cinematografia priva
di contenuti culturali, che viene identificata come di "pura evasione",
che però, al contrario del cinema "impegnato" , riscuote
un notevole successo commerciale.
Anche questo periodo, come quello precedente, non è connotato
da una "scuola" ben precisa, e da un'unica corrente di pensiero,
infatti, le strade intraprese dai vari registi sono molteplici e rispecchiano
la ricerca stilistica, di temi comunicativi e la sperimentazione di
nuovi mezzi di espressione, tipica del momento.
Ancora una volta alfiere del cinema italiano, distaccato da ogni corrente
ma appunto per questo considerato un maestro in tutto il mondo, è
stato Federico Fellini: dal suo livido Casanova (1976), su uno sfondo
sontuoso e gelido, è nato un personaggio di sorprendente originalità;
dal breve apologo di Prova d'orchestra (1978) è stata illuminata
la drammatica situazione sociale dell'Italia; dalla lunga e fantastica
cavalcata della Città delle donne (1980) ha preso corpo, in una
geniale sintesi immaginifica, il dualismo femminista - maschilista;
mentre con E la nave va (1984) Fellini ha abbandonato il suo stile apocalittico
a favore di uno più pensieroso e crepuscolare, e con Intervista
(1987), premiato al 40° Festival di Cannes, è ritornato ai
temi autobiografici con inesauribile originalità.
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"L'albero degli zoccoli" di Ermanno Olmi, 1978 |
Tra gli altri registi, che si sono distinti in questo periodo per l'originale apporto dato al cinema italiano, troviamo: Ermanno Olmi, con L'albero degli zoccoli (1978), un film poetico e fiabesco di sapore agreste, vincitore della Palma d'oro a Cannes (1978), e con Cammina cammina (1983), ha ottenuto, inoltre, il Leone d'argento a Venezia con Lunga vita alla signora (1987), una favola intensa dai risvolti amari, in cui la contrapposizione fra il mondo borghese e quello degli umili assume toni grotteschi.
I fratelli Taviani hanno
realizzato l'insolito Padre padrone (1977), Palma d'oro a Cannes, e
hanno ottenuto un grande successo con la Notte di San Lorenzo (1982)
premio speciale a Cannes, Kaos, del 1984 con Good Morning Babilonia
del 1987, hanno reso un omaggio ai pionieri del cinema.
A Liliana Cavani, si devono il
dissacrante Al di là del bene e del male (1977), La pelle (1981),
tratto dall'omonimo romanzo di Malaparte, e il discusso Oltre la porta
del 1982.
Di V. Zurlini è da ricordare il suggestivo Il deserto dei Tartari
(1976) e il delicato Dimenticare Venezia di F. Brusati del 1979, un
omaggio alla liricità del ricordo, e Donna sul letto (1983),
in cui il regista ha tentato abili sperimentazioni.
Fra i registi più anziani, meritano di essere menzionati L. Comencini
che dopo il suo simbolico Ingorgo (1979) ha raccontato una molto intensa
con Ragazzo di Calabria (1987), fornendo uno spaccato di vita quotidiana
dell'Italia di quegli anni e M. Monicelli, che con i suoi film comici
che si confondono con il grottesco (Amici miei, 1975; Temporale Rosy,
1980; Amici miei II, 1982). Di M. Bolognini una menzione particolare
va ai film L'eredità Ferramonti (1976), e soprattutto Mosca addio
(1987) sull'odissea della dissidente sovietica Ida Nudel.
Al clima drammatico, instauratosi in Italia
sotto la spinta terroristica e della delinquenza (mafia, sequestri
di persona, attentati), il cinema ha dato in genere poco spazio, vanno
comunque ricordati i film, che hanno saputo rendere la drammaticità
del periodo in modo originale : Cadaveri eccellenti (1976) di D. Risi;
Toto modo (1976) di E. Petri; Un borghese piccolo piccolo (1977) di
M. Monicelli e Segreti segreti (1984) di Bernardo
Bertolucci, sull'influenza del terrorismo sulle famiglie.
Va comunque sottolineato, che in questo periodo , scomparsi grandi registi
come L. Visconti, R. Rossellini, P. P. Pasolini e V. De Sica, le nuove
leve hanno contribuito poco al rinnovamento dei temi affrontati dal
cinema italiano.
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"Bianca" di Nanni Moretti
, 1984 |
Infatti due giovani promesse quali Maurizio Nichetti e Nanni Moretti, non sono riusciti a rompere gli schemi, il primo, rifugiandosi in temi surreali (Ratataplan, 1979 e Ho fatto splash! del 1980) e il secondo, mantenendosi fedele alla satira politica e di costume (Ecce Bombo del 1978, Bianca, 1984).
Particolarmente attivi sono stati, in questo periodo M. Ferreri (L'ultima
donna, 1976; Storia di Piera, 1983),
B. Bertolucci (Novecento, 1976; L'ultimo Imperatore del 1987, vincitore
di nove premi Oscar) e M. Bellocchio
(Salto nel vuoto, 1980; Enrico IV, di Pirandello del 1984).
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"L'ultimo imperatore"
di Bernardo Bertolucci , 1987 |
Uno spazio discreto è stato concesso, in questi anni, ai giovani registi, che tentano di esprimere le inquietudini del mondo giovanile, sia in forma drammatica, che in quella comica (M. T. Giordana La caduta degli angeli ribelli (1981) che affronta il problema degli "anni di piombo" sulla vita delle nuove generazioni in Italia; Anni di piombo, di M. von Trotta, 198; Colpito al cuore, di G. Amelio del 1982; Il caso Moro, 1986 di G. Ferrara; temi diversi da quelli politici, affronta S. Piscicelli in Le occasioni di Rosa del 1981 e Blues metropolitano, 1985.