IL DISTURBO DEL DESIDERIO SESSUALE
Sulla base di queste premesse, la Kaplan definisce il disturbo del desiderio sessuale come un oggetto psicosomatico, non solo perché esso è composto da determinazioni biologiche e psicologiche, ma soprattutto
Sulla base di queste premesse, la Kaplan definisce il disturbo del desiderio sessuale come un oggetto psicosomatico, non solo perché esso è composto da determinazioni biologiche e psicologiche, ma soprattutto perché non è possibile separare i due aspetti, psichico e somatico, in nessun momento della sua formazione.
Inoltre, la ricercatrice distingue, nella fase del desiderio, il disturbo di desiderio sessuale ipoattivo e quello da avversione sessuale: il primo è caratterizzato da fantasie sessuali e desiderio di attività sessuale carenti o assenti, mentre nel secondo è presente una persistente ed estrema avversione sessuale e l’evitamento di ogni forma di contatto sessuale.
In particolare, nell’eziologia dell’impotenza, la Kaplan identifica fattori specifici che operano nel “qui e ora” e fattori più profondi che riguardano esperienze precedenti del soggetto: ad esempio, la paura dell’insuccesso, ossia il timore di non riuscire ad avere un’erezione, può essere dovuta a precedenti esperienze negative e riproduce il comportamento disfunzionale, indipendentemente da altre cause di impotenza, mediante il fenomeno della “profezia che si auto-avvera” (questo meccanismo ripropone episodi di impotenza nelle esperienze sessuali successive, moltiplicandone gli effetti) (Kaplan, 1974).
In altre situazioni, la paura dell’insuccesso può essere legata al timore del soggetto di essere abbandonato o ad altre fantasie, come quelle di non essere amato dalla partner o di non essere amato a sufficienza o che la partner abbia altri interessi per concedersi sessualmente. Un’ulteriore motivazione dell’impotenza è la presenza di richieste di prestazioni sessuali, che il soggetto sente come troppo esigenti: ciò può determinare l’instaurarsi tra i due partner di un meccanismo relazionale circolare, in cui la donna si sente rifiutata dal sintomo del partner e, quindi, direttamente o indirettamente, lo colpevolizza ed esibisce un comportamento di richiesta sessuale, che, a sua volta, inibisce maggiormente la risposta dell’uomo (Kaplan, 1974).
Anche la mancanza di coinvolgimento, ossia la difficoltà del soggetto a viversi in modo piacevole e naturale l’esperienza sessuale, senza eccessive preoccupazioni e senza il bisogno di controllare razionalmente il proprio comportamento, può considerarsi una causa di impotenza.
Lo stress può anche costituire un motivo autonomo di fenomeni di impotenza: le situazioni stressanti e ansiogene, di qualsiasi tipo sono incompatibili con l’instaurarsi dei riflessi fisiologici che producono l’erezione (Kaplan, 1974).
Inoltre, secondo la ricercatrice, l’impotenza può essere legata sia ad una mancanza di familiarità (spesso, fenomeni isolati di disturbi dell’erezione diventano cronici, a causa dell’impossibilita di avere un colloquio sincero con la partner) sia nel caso in cui vi sia una riduzione di interesse e di coinvolgimento (Simonelli, 2002).
Infine, fattori inconsci e problematiche psicologiche più profonde possono essere identificati come possibili correlati inconsci dell’impotenza, tra cui il senso di colpa, il rifiuto della partner o delle donne, in genere, la paura di danneggiare se stessi o la partner, l’ambivalenza nei confronti della sessualità, i conflitti edipici non risolti, ecc. (Kaplan, 1974).