Il significato psicologico del rito nella Danza
Per la comprensione dell’elemento rituale nella danza, è fondamentale fare riferimento agli studi psicologici inerenti il significato psicologico del rito.
Per la comprensione dell’elemento rituale nella danza, è fondamentale fare riferimento agli studi psicologici inerenti il significato psicologico del rito.
Neumann, per esempio, nel testo “Il rito, legame tra gli uomini, comunicazione con gli Dèi”, (di E. Neumann, A. Portmann, G. Scholem, Red edizioni, Como, 1991) riporta interessanti riflessioni.
L’autore, psicanalista di stampo junghiano, descrive lo sviluppo dei rituali a partire dalle culture più arcaiche, nell’idea che i riti si sviluppino ed esprimano concetti archetipici antichissimi, a cui il singolo non può accedere, se non nell’esperienza che può compiere all’interno di un gruppo.
Rito originariamente significava Percorso: nell’antichità per compiere rituali venivano utilizzate delle caverne, archetipo della Grande Madre Montagna, che un gruppo di uomini potrà raggiungere solo a patto di vincere la propria paura, seguendo il sentiero che conduce nelle tenebre, superando una prova interiore e fisica.
Nel momento in cui questo sforzo diventa supremo, si raggiunge il bursting point (punto di deflagrazione), e diventa possibile la rivelazione dell’Assoluto. Da questo momento, storicamente, il luogo della prima rivelazione diventa sede di culto, “la grotta sacra”, il prototipo di ogni tempio e il percorso diventa labirinto iniziatico.
Compiere un rito significava in origine danzare. La danza è l’azione in cui il corpo ripropone la figura archetipica che sta alla base del rito: il singolo individuo trascende il suo Sé corporeo, per fondersi con il suo Sé Spirituale, ovvero con il Sé Spirituale del gruppo. Solo il gruppo può essere conduttore del rituale magico, anche se è presente una Guida: il contatto con l’Assoluto è possibile solo attraverso il gruppo.
La meticolosità e la precisione dei rituali fornisce una barriera di protezione per le tendenze straripanti dell’archetipo. Inoltre, la ripetitività garantisce l’accesso all’inconscio che l’Io e la razionalità ostacolano.
Neumann prosegue riflettendo sulle modifiche che storicamente ha subito il concetto di rito, fino al suo impoverimento, e sostiene che nella società occidentale possiamo incontrare il fenomeno rituale in tre casi: nel processo creativo, nella malattia psichica e nel processo di individuazione.